Cronaca
Peste, colera e spazzatura
di Luciano Scateni
Se si disseppellisse Napoli, liberandolo dal sistema collinare di rifiuti che puntano ormai a raggiungere i piani alti degli edifici e alla paralisi della circolazione per restringimento della carreggiata, la città potrebbe dimostrare di essere titolare legittima dell’attributo di luogo eccelso, stracolmo com’è di preziosa archeologia e strepitose preesistenze artistiche, di storia, cultura e personaggi di statura universale generati dalla sua affascinante esplosione di creatività. 

La letteratura sulla napoletanità racconta tra l’altro di un popolo che coniuga la storica rassegnazione a rara tolleranza e a una dote in assoluto preziosa, la coraggiosa, paziente resistenza di popolo alle emergenze, categoria sociale che ha viaggiato in parallelo con sciagure cicliche e, per dirne qualcuna, le troppe dominazioni straniere o endogene, la rabbia esplosiva del Vesuvio, mali letali come la peste e il colera.

I fatti che in questi giorni hanno acceso la miccia di una polveriera in pericolo per una fiamma accesa da tempo, ribaltano l’idea di qualità finora attribuita alla capacità dei napoletani di affrontare e aver la meglio sull’emergenza: senza la catalessi che da secoli ottunde ogni energia, sarebbe stato mai possibile tollerare l’uso scellerato di risorse e l’insipienza dei commissari straordinari chiamati ad affrontare la piaga della spazzatura? Sia chiaro subito, ad evitare interpretazioni malevole, che la contestazione vede provocatori di professione alla testa dei dimostranti e incendiari che hanno dato fuoco ai rifiuti fregandosene di  quanti dovranno difendersi dalla tossicità della diossina.

Accettata questa indispensabile premessa, rimane la censura all’inerzia di popolo che ha agevolato il ripetersi di emergenze, sempre più gravi e al dietro front sistematico imposto dalle comunità locali dopo i primissimi “no” alla localizzazione di discariche provvisorie e termovalorizzatori nel proprio territorio. Il rifiuto ha viaggiato come un tam tam, fino a  diventare un “no” generale, assestando il colpo di grazia a un sistema già moribondo.

Riprendendo l’ipotesi di qualche giorno fa, pubblicata su questa testata: se nessuno pagasse la  bolletta per un servizio che non c’è, potrebbe essere il “basta” collettivo, capace di aver la meglio su camorra, furbetti del Nord e
peccati mortali di casa nostra?
5/1/2008
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