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Cronaca
Sarà vero strappo?
di Stefano Federici
Bertinotti, l’immarcescibile nostro presidente della Camera, dopo due anni di totale silenzio, interrotto solo da fugaci interventi prettamente istituzionali, sbotta contro l’avventura governativa del Centro-sinistra denunciandone l’inadeguatezza alle reali esigenze del popolo italiano.

Una pesante esternazione, molto vicina al reale sentimento di grossa parte dell’elettorato di sinistra, che mette finalmente a nudo le cocenti divisioni all’interno della coalizione di governo.
Che quanto sinora fatto fosse ben lontano da quanto promesso in campagna elettorale era chiaro ai più, ma che colui, segretario di uno dei partiti più forti della famosa sinistra radicale,  che aveva scelto di sedere su uno degli scranni più istituzionali e meno decisionali del nostro parlamento parlasse così esplicitamente contro le decisioni adottate era difficilmente preventivabile.

Certo i partiti che più soffrono l’attuale situazione politica sono certamente quelli della sinistra che ancora si richiama, nei modi più variegati possibili, alla “filosofia” comunista, avendo sostenuto, con vari se e ma, le azioni del governo Prodi migranti nella direzione opposta a quanto i propri elettori si aspettavano.

Dalla base NATO a Vicenza, alla missione di “pace” in Afghanistan, dal pacchetto “welfare” (simile ai famosi “pacchi” napoletani) alle leggi sulla sicurezza, fino all’incerto destino della commissione parlamentare sul G8 di Genova  sono la serie di decisioni che non possono non far strabuzzare gli occhi, e spesso profferire frasi irripetibili, a chi da sempre prende a riferimento valori quali pace, solidarietà, giustizia sociale…etc.
Nel mondo globalizzato del sovrano mercato e del dio denaro non trovano spazio tali valori, e sempre meno si tiene conto della gente, della vita, dell’ambiente.

Ed è proprio questo il mistero che avvolge la scelta di un partito come Rifondazione comunista che, invece, decide di partecipare a pieno titolo in una coalizione il cui leader è il più burocrate dei burocrati, il globalizzato per eccellenza  prima ancora che si globalizasse, ex-presidente di Banca d’Italia e dell’IRI, quello che già li aveva fatti fuggire dalla precedente esperienza.

La storia dovrebbe insegnare che chi nasce quadro non può morire tondo e, quindi, cosa si aspettava Bertinotti dal governo Prodi?
Il vero scandalo, signor presidente della Camera dei deputati, non sta in quanto sinora fatto, che era ben prevedibile a chi un po’ di politica capisce, ma nel fatto che Lei e il suo partito l’abbiano appoggiato!
Giuste le parole dell’ex-presidente della Repubblica Cossiga: “il governo Prodi non è a rischio, con lo spauracchio Berlusconi sarebbe capace di far votare, a Rifondazione comunista, la condanna del comunismo”.

Ma caduta la scusa Berlusconi, difronte a manovre legislative ben più gravose, per i cittadini, di quanto fatto nei cinque anni precedenti, cadono, conseguentemente, tutte le giustificazioni, tutte le scuse, e necessita intervenire per evitare un tracollo di consensi.
Ecco che Bertinotti riprende in mano le redini del partito, allo sbando totale perché lasciato nelle mani di incapaci, e esce con un’esternazione più pubblicitaria che altro.

Se quanto dice fosse realmente sentito da lui e dal suo partito non ci sarebbero alternative alla immediata fuoriuscita dalla coalizione e conseguente caduta del governo Prodi.
Ma è questo che realmente vuole il presidente della camera, o vuole solo cercare di recuperare quei consensi, in caduta libera da quando è al governo?

Se si vuole realmente rappresentare un diverso modo di fare politica, un diverso approccio ai problemi, una difesa strenua dei diritti dei più deboli, non si possono fare calcoli di nessun tipo, bisogna avere il coraggio di andare per la propria strada, a scapito di poltrone e incarichi.

Non mi sembra che sia questa la scelta, non c’è il coraggio né ci sono gli uomini in grado di perseguirla, ed allora ci eviti, signor presidente, esternazioni pubblicitarie, c’è chi è in grado di farle meglio di Lei e di pubblicità ne abbiamo piene le tasche.
 
7/12/2007
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