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L'Opinione
Piazza 3 ottobre 1839
di Achille della Ragione
Da oggi finalmente piazza Garibaldi ha cambiato nome grazie ad un gruppo di cittadini, che esasperati dalle lentezze burocratiche ha fisicamente sovrapposto a quelle del comune targhe nuove di zecca con l’indicazione di piazza 3 ottobre 1839, una data fatidica della storia napoletana che i nostri conquistatori hanno fatto di tutto per farci dimenticare. In quel lontano giorno, prima in Italia e seconda al mondo, sfrecciò la prima ferrovia italiana: la Napoli  Portici.
La piazza si è sempre chiamata della Ferrovia, anche se i napoletani preferivano chiamarla da’ stazione. Poi giunse Garibaldi con i piemontesi è la musica cambiò, ma soprattutto cominciò l’opera di falsificazione sistematica della nostra storia.

L’unica possibilità di riscatto e di ripresa per Napoli ed i napoletani è oggi legato alla volontà di riappropriarsi del suo passato glorioso e della nostra identità perduta.
Interminabili furono i record del Regno delle due Sicilie al cospetto di quelli negativi di oggi, da capitale della monnezza a territorio incontrastato della criminalità organizzata.

Un segno tangibile di inversione di tendenza sarebbe quello di cambiare il nome di alcune strade, per cancellare le tracce della colonizzazione piemontese avvenuta con la truffa dell’Unità d’Italia: piazza del Plebiscito dovrebbe tornare al toponimo di Largo di Palazzo, via dei Mille andrebbe mutata in corso Gianbattista Basile, piazza Garibaldi, tolta al famigerato eroe dei due mondi, origine di tutti i nostri guai, va decisamente intitolata al 3 ottobre 1839,  giorno dell’inaugurazione della prima linea ferroviaria italiana, la Napoli Portici, mentre il corso Vittorio Emanuele, la prima tangenziale del mondo, aspetta ancora giustizia e la dedica al nome del suo ideatore, Ferdinando II, che la realizzò in poco più di un anno.

Attendere che a ciò provvedano le istituzioni è pura utopia, per cui liberi cittadini hanno voluto provvedere ed hanno scelto  il giorno 4 luglio, bicentenario della nascita di Garibaldi.
Tutto il mondo deve sapere che i Napoletani sono gente antica e paziente, ma che in passato ha rifiutato l’Inquisizione e dato i natali a Masaniello, che non vuole recidere le radici col passato e che vuole un futuro migliore.

Abbiamo alle spalle una storia gloriosa di cui siamo fieri, passeggiamo sulle strade selciate dove posò il piede Pitagora, ci affacciamo ai dirupi di Capri appoggiandoci allo stesso masso che protesse Tiberio dall’abisso, cantiamo ancora antiche melodie contaminate dalla melopea fenicia ed araba, ma soprattutto sappiamo ancora distinguere tra il clamore clacsonante delle auto sfreccianti per via Caracciolo ed il frangersi del mare sulla scogliera sottostante.

Avere salde tradizioni e ripetere antichi riti con ingenua fedeltà è il segreto e la forza dei Napoletani, gelosi del loro passato ed arbitri del loro futuro, costretti a vivere, purtroppo, in un interminabile e soffocante presente, del quale ci siamo scocciati e da oggi vogliamo divenire attivi artefici del nostro destino.

4/7/2007
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