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Le voci dei quartieri
L’amaro sfogo e il pessimismo di un abitante del Decumano Maggiore – 38
di Monica Maisto
Incontriamo un cittadino doc di via Anticaglia nel Decumano Maggiore. N.D. ha 62 anni ed è in pensione. Vuole mantenere l’anonimato e parla con passione del suo rione. Amarezza, denunce, pessimismo. Il Decumano ha mille tesori, ma l’improvvisazione e la corsa al danaro li deprezzano. E’ un’intervista a cuore aperto. Uno sfogo. Un monologo triste. Eccolo.

“Non è facile vivere qui: spazzatura, delinquenza, assenza delle forze dell’ordine, motorini che scorrazzano senza alcun controllo. Speriamo che presto mettano l’illuminazione nuova come in via dei Tribunali. Ci sentiremmo più sicuri”.

“E’ inutile fare finta di niente, qui non si vive bene Molti dei miei vicini preferiscono stare chiusi in casa, ma non penso che questa sia la soluzione. Noto è che qui c’è molta ignoranza”.

N.D. ha due figli con esperienze diverse: “Mia figlia si è trasferita in America, vicino a New York. Vado spesso a trovarla ed è un’altra dimensione. Lei vorrebbe tornare, ma qui che cosa trova? Mio figlio, invece, è in cerca di una casa per sposarsi. Per lui le difficoltà sono enormi”.

“Uno dovrebbe avere il coraggio di andarsene da qui. Mia moglie dice che l’odio e l’amore per questo quartiere ci legano, ma vedere questi ragazzini di dodici, tredici anni è terribile: sono le nuove promesse in negativo. Purtroppo per i giovani qui non c’è niente: non c’è una biblioteca, non un punto di aggregazione. E, poi, i giovani hanno la pretesa di guadagnare molto con pochi sforzi. Si va avanti perché non vogliamo rassegnarci e non ci si può chiudere dentro. La soluzione forse non c’è, per i più giovani manca tutto”.

“Le istituzioni fanno qualcosa. Ma, ad esempio, vengono messe le fioriere e dopo dieci giorni vengono distrutte. E’ scoraggiante. Vorremmo più vigili perché ci sentiamo abbandonati. Per non parlare dei turisti. Non è possibile che a San Domenico Maggiore la domenica gli esercizi pubblici siano chiusi e per i visitatori l’unica cosa da dirgli è ‘stateve accorte’”.

“Noi non chiediamo chissà che cosa. Vorremmo una realtà a dimensione d’uomo e non privarci di tutto, anche della libertà di passeggiare tra i vicoli. Per noi anche prendere un mezzo pubblico è un incubo. Sappiamo, come lo sa l’Anm, che gli autobus sono pieni di borseggiatori e quindi li evitiamo”.

“Anche per le manifestazioni che si organizzano qui è tutto cambiato. San Gregorio Armeno ha perso gran parte del suo fascino. C’è gente che improvvisa e che realizza un presepe in mezz’ora e, pur di venderlo, farebbe di tutto. Per il forestiero va bene. Che cosa ne sa lui del vero artigianato? Mia moglie fa i pastori e non sapete quanto tempo impiega per realizzarli al meglio. Spesso siamo noi stessi il nemico numero uno. Sono dell’idea che l’ignoranza deve essere combattuta insieme ai genitori e ai giovani. Sogno?”. (38 – continua)
Prossima puntata: I Decumani

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