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La favola di Maradona
La sua storia a puntate – 41
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Comincia alla grande il girone di ritorno, pibe. Cinque vittorie di fila. Segni tre gol e un rigore. Andiamo come il vento. Alla ventesima giornata, il Milan di Sacchi ringhia a cinque punti. La Roma di Liedholm è lontana, a otto punti. La Juve di Rino Marchesi lontanissima. E’ un duello col Milan.
Usciamo dalla Coppa Italia eliminati nei quarti dal Torino di Gigi Radice. Segnale negativo che precede la caduta con la Roma al “San Paolo”. Uno stop inatteso (1-2), ma il Milan è a quattro punti. Riprendiamo la corsa. Quattro partite, sei punti. Basta un tuo gol di bellezza, Diego, per battere l’Inter a Fuorigrotta (1-0).
Ma arriva un altro crac, a Torino con la Juve (1-3). Il Milan si è avvicinato a due punti. Resisteremo in testa alla classifica, Dieguito? Le gambe non girano più bene. Ci sarà da soffrire. Tu vai e vieni per la nazionale argentina. Non ci piace. Corri a Berlino a giocare uno stupido Torneo delle Quattro Nazioni. Vai a giocare a Siviglia contro la Spagna e torni mezzo morto, non ti reggi in piedi.
Si profila il confronto diretto con i rossoneri, la madre di tutte le partite al “San Paolo”. Con un tuo gol pareggiamo a Verona (1-1) e, accidenti, il Milan vince il derby di San Siro, due pappine di Gullit e Virdis all’Inter. Ora il Milan è a un punto. Fiuta la preda. Siamo noi la preda, Diego.
Fuorigrotta, 1 maggio 1988. Il “San Paolo” è strapieno. Il Milan schiera Galli, Tassotti, Maldini, Colombo, Filippo Galli, Baresi, Donadoni, Ancelotti, Virdis, Gullit, Evani. L’Orso Bianchi risponde con Garella, Bruscolotti, Ferrara, Francini, Bigliardi, Renica, Careca, De Napoli, Bagni, Maradona, Romano. Loro lasciano fuori Van Basten, noi Giordano. Non ti piace la formazione di Bianchi: vorresti Giordano subito in campo.
Ma sono le gambe che non girano. Il Napoli è contratto e stanco e bisogna salvare il vantaggio in classifica. Il Milan sembra sicuro del fatto suo, palleggia, non si espone, improvvisamente aggredisce. Bagni soffre, non sta bene. Careca è accerchiato. Ciccio Romano non pennella. La difesa si allarma. Dov’è più la MaGiCa? Le manca un pezzo, Bruno Giordano. Troppo prudente Bianchi? Il gol di Virdis (36’) ci sveglia dal doloroso stupore. E adesso?
Al tramonto annichilente del primo tempo, l’arbitro Lo Bello, il figlio del grande Concetto, fischia una punizione dal limite contro il Milan. Barriera, conciliaboli, ti vedo pensoso sistemare il pallone. Lo stadio trattiene il respiro. Fischio. Facci una magìa, Diego. Rincorsa, tiro, gol. La tua strepitosa stella filante s’infila nella porta rossonera sotto la Curva A. Il “San Paolo” esplode, s’accende, respira. Incontro Galliani nell’intervallo della gara. “Peccato” dice “ora il Napoli vincerà”. Incoraggiato, dimentico di toccare ferro.
Ripresa. Entra Van Basten, esce Donadoni e suona l’orchestra del Milan. Partono a razzo i milanesi. Gullit è una furia sulla destra, al posto del più tranquillo Donadoni, e per Ferrara è un tormento. Tutto il gioco offensivo del Milan poggia sul Trecciolone. L’uragano nero sconvolge la difesa azzurra. Siamo nella tempesta. Van Bastem giganteggia al centro, elegante e inesorabile. Balliamo.
Bianchi corre ai ripari e fa entrare Giordano al posto di Bagni che non ce la fa più. Ma non respiriamo. La furia del Milan è impressionante. A metà ripresa torna a segnare Virdis (23’). Bianchi rinuncia a Bruscolotti per schierare Carnevale. Dobbiamo pareggiare. Carnevale-Careca-Giordano: è il tridente della disperazione. Ma non abbiamo il tempo di riorganizzarci. Passano otto minuti dal raddoppio di Virdis e Van Basten fa tris (31’). Manca un quarto d’ora alla fine.
La difesa milanista ti ha ingabbiato, pibe, e non ci sono speranze per noi. Pure, al declino del sogno, Antonio Careca, la freccia della nostra speranza sfilacciata, buca Giovannino Galli (33’). Come una furia va a raccogliere la palla nella porta rossonera per riportarla al centro. Il miraggio del pareggio ci mozza il fiato.
Ultimi minuti, l’orgoglio c’è, la forza della disperazione c’è, l’ultima vampata c’è. Il Milan si fa prudente. Toglie Virdis e mette Massaro. Ecco, lo stadio balza in piedi. Careca, Careca, Careca. Solo davanti a Galli. Ma l’arbitro fischia. Posizione irregolare. Fine della trasmissione.
Il Milan se ne va con la preziosa vittoria (3-2) e l’immensa folla napoletana applaude la sua esibizione superiore. E’ finita, Diego? In classifica: Milan 43 punti, Napoli 42. Il sorpasso è compiuto e mancano due giornate alla fine del campionato. Sacchi impettisce. Torniamo a casa col cuore gonfio di amarezza.
Dicono che paghiamo la “maledizione” di Pisa da dove uscimmo sconfitti 0-1, ma per una rondella che colpì Renica alla fine del primo tempo il giudice sportivo ci dette partita vinta. Era il 27 settembre. Tutto sembra così lontano.