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Cultura
Uno straniero a Napoli...
di Marcello Sassoli
Piacevolissimo leggere i Carnets di Albert CAMUS nelle Edizioni Bompiani. Anche chi non ha letto “Lo straniero” non dovrebbe perdersi questo diario di viaggio verso un Mediterraneo mitico.

Camus approda a Napoli e ne resta affascinato. Siamo negli anni appena a ridosso della seconda guerra mondiale. Le condizioni di salute dello scrittore in quei giorni non sono delle migliori, soffre, infatti, di una febbre da cavallo che, però, dopo qualche giorno scomparirà del tutto. Effetto del clima? Molto probabilmente. Comunque, al nostro, Napoli piacque moltissimo e ne rimase conquistato per sempre.

Quei tanti panni alle finestre gli causavano il torcicollo ed una sensazione di indicibile esotismo. Napoli, città bianca come Algeri - dove l’autore era nato - con i suoi rumori, i suoi odori, l’aveva sedotto nel profondo. I suoi mercati, la folla di Forcella e dei tanti quartieri popolari, davano il capogiro e lo facevano sentire vivo e partecipe di un magma universale. I tè letterari cittadini, primo tra tutti quello del Gambrinus, i circoli di marina, lo avvolgevano con il calore della moltitudine intorno e lo facevano sentire un “primus inter pares”. Napoli sembrava accoglierlo ad ogni suo passo ed essersi fatta bella per lui soltanto.

Tutte queste febbrili giornate sono splendidamente descritte in questi suoi taccuini e vale la pena leggerli per imparare la vera arte del diario. Con Camus la diaristica riacquista i suoi caratteri di grandezza e fedeltà al soggetto studiato, come non avveniva forse dai tempi di Goethe e del suo “viaggio in Italia”.
10/9/2004
  
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