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La favola di Maradona
La sua storia a puntate - 29
di Mimmo Carratelli
Mezz’ora alla fine e i tedeschi non sono mai morti. Metodici, testardi, sotto di due gol, ma non s’arrendono. Sullo stadio Azteca, implacabile il sole delle ore 13. Diego, dove sei? Mancano le tue veroniche, il dribbling magico, la puntata irresistibile. Se non segni tu, che finale è? Dove sei, Dieguito? Quasi non ti si vede. Si vede Brown che, dopo una brutta caduta, sta giocando col braccio lussato fasciato e attaccato al corpo, come Beckenbauer contro l’Italia nel 1970, e il Beck ora è là a bordocampo a dirigere i crucchi.

Ma eccoti sulla destra, un guizzo, uno scatto lungo, punti verso Schumacher e, finalmente, scuoti la rete col tocco dell’artista divino. Questo è il 3-0, il tuo marchio. Ora la partita è proprio finita. Il titolo mondiale è tuo.

No. Non è finita perché l’arbitro Arppi Filho dice di no, il gol non è valido, solo lui ti ha visto in fuorigioco, per il guardalinee Ulloa tutto regolare. Hijo de puta, il brasiliano. Proprio non riesci a mettere il tuo segno su questa finale. Ritorni nella tua malinconia di centrocampo. E i crucchi confezionano il pareggio inatteso, sorprendente, micidiale. Non sono mai morti, loro.

Due calci d’angolo in dieci minuti, due beffe. Due volte Brehme batte dalla bandierina. La prima volta, quell’esangue di Rummenigge, che non ha fatto nulla sinora, ci mette il piede destro in spaccata e Pumpido è battuto. La seconda volta Voeller si solleva in area e il colpo di testa vale il 2-2. Siete imbambolati. Cancellato il consistente vantaggio. Mancano solo nove minuti alla fine. Quale sarà il destino? A Napoli è tornato il silenzio. Potresti sentirlo il cuore della città che batte forte.

Sei smarrito? Deluso? Neanche per sogno. E’ in questo finale della gara che torni grande, generoso, decisivo, che torni ad essere Maradona. Palla al centro per ricominciare. Vicino a te è il “Burru”. Lo guardi e gli dici: “Dai che sono morti, non ce la fanno più a correre”. Sono morti i crucchi? Hanno prodotto il massimo, rifiatano. Briegel ha le gambe molli.

Dai la palla a Burruchaga, te la restituisce, fai un mezzo giro a metà campo e vedi che il soldatino immenso sta correndo sulla destra e Briegel non ce la fa a stargli dietro. E allora ecco il lancio magico, lo squillo della classe infinita, il passaggio fatato che lancia Burruchaga in rete. Corre il “Burru”, corre, corre e corre nella sorpresa dei tedeschi e nella loro difesa spaventata. Corre sulla destra, un corridoio invitante verso la porta dei crucchi, corre il “Burru” e, quando è là, davanti a Schumacher, infila il 3-2.

Mamita mia. Il “Burru” scompare sotto una montagna di maglie biancocelesti, di gambe, di braccia, c’è tutta la squadra sopra di lui, tutta l’Argentina, e a Napoli un boato ha scosso la città. “Basta, basta” urla Bilardo dal bordo del campo. Gli ordini sono perentori a te e a Valdano: “Andate a marcare!”. Mancano sei minuti al trionfo e alla gloria. Sei lunghi minuti, lunghi, lunghissimi. Ma i crucchi non ce la fanno più. Guardi continuamente l’arbitro, un piccoletto. Quando fischi Arrpi Filho, hijo de puta? Fischia! Fischia! E finalmente fischia.

E, allora, in campo sono corse pazze, mucchi selvaggi, abbracci lunghissimi, lacrime. E’ finita, è finita. Campioni del mondo. Guardi Bilardo. Lo chiami: “Vieni, Carlos, sfogati, sfogati”. Ecco la Coppa. Sei il primo a prenderla. La stringi fra le mani, la baci, non vuoi cederla a nessuno, sei il capitano, sei stato l’anima dell’Argentina, hai scoccato il passaggio decisivo per conquistare il titolo. La dai per un momento a Pumpido che te la chiede con le lacrime agli occhi. L’infinito giro del campo, con la bandiera.

Le rotative del più popolare quotidiano di Città di Messico, l’”Excelsior”, stanno girando vorticosamente per l’edizione straordinaria. Il titolo è: “La final es Maradona”. Allo stadio, Fernando Swartz di Televisa urla al microfono: “Maradona es la locura”. A Napoli è festa grande. Sei campione del mondo. Ora hai altri due traguardi, ricordi? Lo scudetto col Napoli e un figlio maschio.
19/8/2004
  
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