Torna alla ricerca
La giornata internazionale UNESCO della lingua madre
di Angelo Forgione
Martedì 21 Febbraio, giornata delle lingue madri. E il Napoletano è tra queste.

È la lingua del Sud-Italia secondo l’UNESCO, la più parlata dopo l’Italiano con una stima che va dai 7,5 agli 11 milioni di conoscitori, emigranti esclusi, proprio perchè lingua correntemente parlata e capita in un antico Stato sovrano che continua a mantenere la sua dignità.

E del resto la stessa UNESCO identifica il territorio di diffusione tra Campania, Basilicata, Abruzzi, Molise, Calabria settentrionale, Puglia settentrionale, basso Lazio, Marche e parte dell’Umbria; sostanzialmente si tratta dei vecchi confini del Regno di Napoli, dove il Napoletano, lingua madre, abbracciò anche i dialetti locali delle varie Province del Regno stesso.

L’idioma partenopeo è classificato dall’organismo culturale dell’Onu tra le lingue “vulnerabili”, come il Siciliano e il Veneziano.

Queste tre lingue sono quelle italiche più al riparo dalla sparizione. Vulnerabile non è una novità; il napoletano è già vulnerato, violato, contaminato, e non è più puro da tempo soprattutto nella sua scrittura.

Ma l’estinzione è davvero l’ultima delle insidie per una lingua che può vantare un grande veicolo che è anche grande scrigno: la canzone classica, quella che si è fatta spazio nel mondo e nella storia, e nella quale si può infatti recuperare il vero Napoletano.

La classificazione nella categoria “vulnerabile” è per quelle lingue non a rischio di estinzione, che utilizzano le stesse modalità di trasmissione per le nuove generazioni.
Tradotto in soldoni, tramandate come uso e costume e non accademicamente.

Ben più a rischio, secondo l’UNESCO sono il Piemontese, il Ligure, il Lombardo, il Friulano, l’Emiliano-Romagnolo e il Sardo.

Il vero pericolo segnalato dalla catalogazione “vulnerabile” dunque, non è che i napoletani comincino a parlare solo in Italiano ma che umilino ancora di più una lingua stuprata che non si insegna più pur avendo norme grammaticali, lessicali, fonetiche e ortografiche ben precise.

Basti ricordare che la Regione Campania ha battezzato l’abbonamento mensile ai trasporti pubblici “Jamme card“, ma in Napoletano la parola andiamo si scrive jammo.

21/2/2012
RICERCA ARTICOLI