Calcio
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E' morto Beppe Chiappella
di Mimmo Carratelli
Giuseppe Chiappella si è spento a Firenze all'età di 85 anni dopo lunga malattia. Giocatore simbolo della Fiorentina. Allenatore di Fiorentina, Napoli, Cagliari, Inter, Verona e Pisa. "Oh, Signùr" era la ricorrente espressione di stupore o di dispetto di Giuseppe Chiappella, il brontolone di Rogoredo, milanese trapiantato a Firenze dove trascorse gran parte della sua vita di calciatore.

Uno spaccaosse della generazione di Rino Ferrario e Luigi Moltrasio che, in nazionale, stendevano gli avversari nordici più tosti, fossero tedeschi o i rissosi nordirlandesi di una memorabile serata di freddo, botte e parapiglia a Belfast (dicembre 1957). Chiappella distribuì botte e ne prese, fu espulso."Oh, Signùr" furono le prime parole che disse venendo ad allenare il Napoli in un periodo di massima confusione. Era l'autunno del 1968. Lauro, a 81 anni, faceva ancora il padrone e muoveva i fili di una società in subbuglio.

Aveva appena "decapitato" Gioacchino e "giocava" con Corcione, Fiore, Ferlaino e Tardugno. Fu esonerato Pesaola che andò a vincere lo scudetto a Firenze con la squadra che aveva allestito Chiappella. E da Firenze venne Chiappella che di fronte al caos napoletano se ne uscì con un'altra delle sue espressioni: "L'è burdega". Cioè, è un casino. C'era Sivori che voleva fare il direttore sportivo, c'era Parola che doveva fare l'allenatore e Fiore aveva ingaggiato Otto Gloria, il guru del calcio portoghese, ma poi non aveva raggiunto l'accordo per trattenerlo. Fiore litigava con Corcione, Barison litigava con Fiore, Sivori litigava con tutti.

Ferlaino pescò Chiappella. Lo prese, lo licenziò, lo riprese. Nel bailamme degli allenatori, Chiappella diventò alla fine l'unico allenatore del Napoli. Nacque un sodalizio che durò cinque anni. Gli ci volle poco per diventare napoletano, milanese brontolone ma cuore napoletano. Teresa, la moglie deliziosa, fu folgorata dal panorama del golfo affacciandosi dalla casa in via Petrarca. Lui disse: "Mi venga un colpo". E fu la sua terza, tipica espressione.

Nel Napoli non c'era mai pace. Andavano e venivano giocatori. Chiappella restò saldo nelle varie tempeste. Sfiorò lo scudetto (1970-71) con Zoff, Ripari, Pogliana, Zurlini, Panzanato, Bianchi, Altafini, Juliano, Sormani, Improta, Ghio. Terzo in classifica, il Napoli andò a giocarsi il campionato a Milano contro l'Inter. Segnò rapidamente Altafini. L'arbitro Gonella prima espulse Burgnich, lasciando l'Inter in dieci, poi aiutò la rimonta nerazzurra nella ripresa (2-1) con un rigore fasullo. "Abbiamo segnato troppo presto" disse Beppone sorridendo amaro.

Fu la sua impresa azzurra in coppia con la scazzottata nella partita con la Juventus al "San Paolo" in cui sfoderò lo spirito guerriero di Belfast contro Heriberto mentre Panzanato e Salvadore, Sivori e Favalli se le davano di santa ragione (1 dicembre 1968). Dopo cinque anni, andò ad allenare il Cagliari. Nel Napoli arrivò Vinicio e si annunciarono anni ruggenti.
26/12/2009
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