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Da Cherì al Matador i più bei nomi del Napoli
di Mimmo Carratelli

Questo è un racconto a “pizziche e vase”, ricordi, schizzi della memoria, immagini del cuore, flash, incontri. Non è una disamina tecnica, non sono un tecnico, è una passerella di protagonisti lungo gli 87 anni di vita del Napoli.

La mia formazione sentimentale: Sentimenti II; Bruscolotti, Vinyei; Ronzon, Ferrario, Bianchi; Canè, Juliano, Sallustro, Maradona, Pesaola.

PORTIERI
Prima che a Zoff, vado dove mi porta il cuore. Arnaldo Sentimenti (227 partite dal 1934 al 1948), secondo dei cinque fratelli calciatori di Bomporto (Modena), tutta la carriera nel Napoli.
A 19 anni Garbutt lo notò durante un provino a Modena. “Ci verresti a Napoli?” gli chiese. “Ci vengo anche a piedi” rispose Sentimenti.
L’ho conosciuto quando era diventato un distinto signore vomerese. Sulla collina ha vissuto tutta la sua vita sposando un bellissima ragazza napoletana e avendone due figlie. Rifiutò di andare alla Juve per restare a Napoli che definì “la mia seconda mamma”. 36 rigori parati.
Dopo nove consecutive prodezze, lo battè dal dischetto il fratello Lucidio (Sentimenti IV) che giocava in porta nel Modena ed era uno specialista dei penalty.
Lo chiamavano “cherì” perché s’era invaghito di un motivetto francese, “cherì, cherì”, che sentì cantare al teatro Diana da una soubrette di Parigi e lo canticchiava in continuazione. Cito subito dopo Ottavio Bugatti (256 partite dal 1953 al 1961). Pesaola dice che è stato il miglior portiere del Napoli. Si presentò al Vomero su una spider color amaranto con qualche bottiglia di cognac a bordo, in pantaloncini e camiciola nera, scandalizzando l’irreprensibile Monzeglio.

Dino Zoff (190 partite dal 1967 al 1972), il monumento dei portieri. Luciano Castellini (202 partite dal 1978 al 1985), il giaguaro, gran simpaticone, spettacolarmente acrobatico. Nel primo anno, imbattuto per 586 minuti. Portava le ginocchiere e i pantaloncini imbottiti di gommapiuma. Giuseppe Cavanna (151 partite dal 1929 al 1926), primo grande portiere del Napoli, nipote di Silvio Piola. Claudio Bandoni (106 partite dal 1964 al 1967), dirottato al Mantova per avere Zoff dal club lombardo. Giocava col parrucchino? Un beniamino del San Paolo. Claudio Garella (88 partite dal 1985 al 1988), il portiere del primo scudetto. Aggiungo l’ischitano volante Pinuccio Taglialatela (177 partite dal 1993 al 1999) e Pietro Carmignani (144 partite dal 1972 al 1977), Gedeone, mani di fata, carissimo ragazzo. Giunse dalla Juve che si prese Zoff. Morgan De Sanctis è l’attualità (147 partite dal 2009).

DIFENSORI
Senza paragoni fra i terzini destri Giuseppe Bruscolotti (511 partite dal 1972 al 1988), la mascella di Sassano, l’amico più sincero di Maradona.
Arrivò a 21 anni, una gran massa di capelli ricci e neri, occhi verdi e una bazza da guerriero medioevale.
Luciano Comaschi (302 partite dal 1951 al 1960), uno dei tre “leoni” della storia azzurra, dopo Tricoli e prima di Vinicio. Per scaramanzia, entrando in campo, faceva la pipì accucciandosi e facendo finta di allacciarsi le scarpette. Ciro Ferrara (247 partite dal 1984 al 1994), ragazzo di via Manzoni e pilastro della difesa per 11 anni e due scudetti. Gianluca Grava (153 partite dal 2005), il soldatino cui tutti vogliamo bene. Mario Pretto (223 partite dal 1937 al 1949) fierissimo difensore in coppia con Bruno Berra, la “diga” degli anni Quaranta.

Fra i terzini sinistri, spicca l’ungherese Eugen Vinyei (114 partite dal 1951 al 1955). I suoi rinvii attraversavano tutto il campo. Per il suo tiro potente, una volta Monzeglio lo schierò da centravanti (un flop).
Il vomerese Dolo Mistone (139 partite dal 1955 al 1966) primo terzino fluidificante in Italia.
Antonio La Palma (94 partite dal 1974 al 1978), un fedelissimo di Vinicio che lo portò dal Brindisi. Un gossip dei giornali lo fidanzò ad Angela Luce. Lei disse: “Bel ragazzo questo La Palma, magari ci fossimo davvero fidanzati. Così, invece, mi sento cornuta e mazziata”.
L’italo-brasiliano Paulo Innocenti (213 partite dal 1926 al 1937) primo formidabile terzino sinistro del Napoli, soprannominato Pippone per il naso “a pippa”. Metto in fila tra i più tecnici Giovanni Francini (184 partite dal 1987 al 1994) e Luigi Pogliana (196 partite dal 1967 al 1977).
Monzeglio spostò da centromediano a terzino sinistro Elia Greco (180 partite dal 1955 al 1962): fece coppia con Comaschi.

BATTITORI LIBERI
Il “libero” giocava alle spalle dello stopper e proteggeva anche i terzini. Pierluigi Ronzon (200 partite dal 1961 al 1967), ex mezz’ala e giocatore di grande classe, inventato “libero” da Pesaola.
La qualità tecnica gli consentiva di venir fuori dalla difesa per iniziare l’azione e il senso tattico ne faceva un difensore decisivo.
Alessandro Renica (136 partite dal 1985 al 1991), di una spanna inferiore solo a Franco Baresi, titolare nel primo scudetto, otto presenze nel secondo per infortunio.
L’olandese Ruud Krol (107 partite dal 1980 al 1984) battitore libero di eleganza infinita. Col suo lancio lungo e preciso mandava in gol Pellegrini.

STOPPER
Moreno Ferrario (313 partite dal 1977 al 1988): una vita nel Napoli debuttando a 18 anni. Naso schiacciato da pugile, perse via via i capelli per i colpi di testa. Rigorista infallibile e un fulmineo autogol contro il Perugia che il Napoli, in lotta per lo scudetto, non riuscì a rimontare.
Dino Panzanato (197 partite dal 1964 al 1973) convinto da Pesaola a lasciare l’Inter. Magro, fisico da fotomodello, ma grintoso e irriducibile. Nove giornate di qualifica nel 1968 per la scazzottata contro gli juventini in difesa di Sivori.
Grande intesa con Mario Zurlini che giocava da “libero”.
Paolo Cannavaro (234 partite dal 2006), uno degli azzurri di più lunga durata. Il fratello Fabio Cannavaro (58 partite dal 1992 al 1995) fu sacrificato dalle casse vuote del Napoli con la cessione al Parma. Bruno Gramaglia (273 partite dal 1938 al 1943) arrivò a 19 anni e smise a 37 giocando 11 campionati in maglia azzurra. Un gladiatore. Una volta, al Vomero, rimase aggrappato per cinquanta metri alla maglia di Gunnar Nordhal nel tentativo di fermare la corsa del poderoso svedese del Milan (90 chili per 1,82).
Il brasiliano Ricardo Rogerio de Brito detto Alemao (93 partite dal 1988 al 1992) centrocampista difensivo, centrale davanti alla difesa.
Soprannominato “alemao”, tedesco, per i capelli biondi e la carnagione chiara.

CENTROCAMPO
Punto su Ottavio Bianchi (109 partite dal 1966 al 1971) definito lo Stiles italiano (dell’inglese aveva la caratteristica dell’incontrista dal tackle vincente) e Salvatore Bagni (135 partite dal 1984 al 1988), il guerriero.
Salvatore Esposito (128 partite dal 1972 al 1977), grandi qualità tecniche. Vincenzo Montefusco (156 partite dal 1961 al 1971), ragazzo di casa nostra, piedi eccellenti, due rari gol di testa alla Juve. Avesse avuto il carattere del “gemello” Juliano non avrebbe avuto confronti.
L’irpino Fernando De Napoli (176 partite dal 1986 al 1992) gran cavallone. Andrea Orlandini (111 partite dal 1973 al 1977) detto Birillo per il fisico fusiforme.
Antonio Girardo (201 partite dal 1960 al 1968), un mastino, duelli rudi con Rivera.

Negli anni Trenta, due grandi mediani: Enrico Colombari (213 partite dal 1930 al 1937), acquistato per la notevole cifra di 256mila lire e definito ‘o banco ‘e Napule, e Carlo Buscaglia (259 partite dal 1928 al 1938) un motorino, pronto a giocare in tutti i ruoli, una volta sostituì in porta Cavanna che si era infortunato.
Celsio Posio (198 partite dal 1954 al 1961) e Giorgio Granata (169 partite dal 1950 al 1957), talentuosi, composero una grande linea mediana. Gianni Corelli (105 partite dal 1961 al 1965), longilineo, legnoso, gran tiro dalla distanza.

ALA DESTRA
Il brasiliano Jarbas Faustinho Canè (217 partite dal 1962 al 1969), inventato ala destra da Pesaola, bomber di cioccolato e beniamino di tutti noi, ragazzo delizioso, sposa una ragazza vomerese e resta per sempre a Napoli.
L’argentino Ezequiel Lavezzi (156 partite dal 2007 al 2012), l’ultimo funambolo, seconda punta, velocissimo, poca confidenza col gol, però 48 reti all’attivo.
Andrea Carnevale (105 partite dal 1986 al 1990), qualche problema con Bianchi allenatore che poi lo sistema all’ala destra esaltandone la velocità e il fiuto del gol.
Giuseppe Massa (102 partite dal 1974 al 1978), autentico tric-trac sulla fascia destra.
L’argentino Daniel Bertoni (53 partite dal 1984 al 1986) puntero elegante. Christian Maggio (154 partite dal 2008), dinamico esterno d’attacco.

NUMERO 8
Capitano, mio capitano: Antonio Juliano (394 partite dal 1962 al 1978), il ragazzino della Fiamma Sangiovannese, primo napoletano dopo Sallustro ad essere convocato in nazionale, tre mondiali e il titolo di campione d’Europa, un leader assoluto, giocatore carismatico, sacrificio e dedizione, un campione di volontà e serietà.
Istriano di Pola, Anton Vojak (190 partite dal 1929 al 1935), primo grande interno destro nel trio d’attacco con Sallustro e il fiumano Marcello Mihalic.
Il vomerese Egidio Di Costanzo (153 partite dal 1941 al 1951), ‘o sfiziuso per il suo gioco elegante.

CENTRAVANTI
Con Josè Altafini (180 partite dal 1965 al 1972) arrivò l’allegria. Se non avesse “temuto” il contatto fisico, girando al largo dai difensori, e avesse avuto più “voglia” sarebbe stato il centravanti più forte del mondo.
Veloce, acrobatico, astuto. Attila Sallustro (260 partite dal 1926 al 1937) primo idolo del tifo napoletano, cannoniere assoluto della storia azzurra, definito il “veltro” per la sua velocità.
Il brasiliano Luis Vinicio (152 partite dal 1955 al 1960), ‘o lione, dirompente, inarrestabile, una forza della natura, il tiro potente.
Antonio Careca (164 partite dal 1987 al 1993), brasiliano, un fulmine, lanciato in gol da Maradona.
L’uruguayano Edinson Cavani (138 partite dal 2010), il Matador, con 104 reti fra campionato e coppe è il terzo cannoniere assoluto del Napoli dietro Maradona (115 gol) e Sallustro (111).
Il brasiliano Sergio Clerici (57 partite dal 1973 al 1975), il Gringo, trascinatore del Napoli di Vinicio.
Giuseppe Savoldi (118 partite dal 1975 al 1979), Beppegol, straordinaria elevazione per i colpi di testa, lasciò il segno di 55 gol e due canzoni, “La favola dei calciatori” e “Uè”. Andandosene disse: “Ringrazio Napoli che ha smussato il mio carattere chiuso di bergamasco”.
Lo svedese Hans Jeppson (112 partite dal 1952 al 1956), mister 105 milioni, la prima spesa pazza del calcio, esperto tennista, saltatore in alto e sfondatore di reti.
Amedeo Amadei (171 partite dal 1950 al 1956), centravanti poderoso, gran tiro.
Bruno Giordano (101 partite dal 1985 al 1988) centravanti di manovra più che finalizzatore, grande tecnica.
Gaetano Musella (68 partite dal 1979 al 1982), grande classe appannata dalla scarsa dedizione alla vita d’atleta, sarebbe stato un fenomeno.
L’argentino Roberto Sosa (116 partite dal 2004 al 2008).

NUMERO 10
Lo scugnizzo di Buenos Aires Diego Armando Maradona (188 partite dal 1984 al 1991), il più grande, la gioia del calcio.
Prima di lui Omar Sivori (63 partite dal 1965 al 1969).
Lo slovacco Marek Hamsik (218 partite dal 2007) sempre pronto per il gol e primatista di assist.
Gianfranco Zola (105 partite dal 1989 al 1993), in allenamento “rubava” a Maradona i “segreti” del suo modo di calciare.
Il posillipino Gianni Improta (131 partite dal 1969 al 1973), mezz’ala elegante, grande freddezza sui calci di rigore.
Francesco Romano (65 partite dal 1986 al 1989) portò ordine nel Napoli di Maradona che lo chiamava “la tota”, la mamma.
Sandro Abbondanza (35 partite dal 1968 al 1973): come dimenticare il Sivorino? Giocava con i calzettoni abbassati come il grande Omar. Nel dopoguerra, Andrea Verrina (144 partite dal 1941 al 1948).

ALA SINISTRA
Bruno Pesaola (240 partite dal 1952 al 1960) su tutti e per tutta la vita, cuore grande, con i suoi cross andavano in gol Amadei, Jeppson e Vinicio.
Prima della guerra, Giovanni Venditto (174 partite dal 1933 al 1943), “l’espresso di Marigliano”.
L’argentino Juan Carlos Tacchi (127 partite dal 1960 al 1966).
Lorenzo Insigne (38 partite dal 2012), l’ultimo talento sulla fascia sinistra.

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