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Puglia, incarta e porta a casa
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 10.02.2020)
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Il Napoli, sul punto di rilanciarsi, si incarta col Lecce quartultimo (Puglia, incarta e porta a casa), perdendo al San Paolo (2-3), nona sconfitta in campionato, sesta in casa.
Il sogno Champions ritorna lontano 12 punti, meglio non pensarci più. Il Lecce incrementa il bottino in trasferta (14 punti) in confronto al rendimento casalingo (8). Al San Paolo ha vinto con merito.
L’aveva detto Gattuso: è una partita-trappola. Il Napoli c’è rimasto dentro. Ma sul match c’è l’ombra lunga di un rigore negato al Napoli con i salentini in vantaggio 2-1.
L’arbitro Giua si è rifiutato di controllare al Var il contatto in area fra Donati e Milik e addirittura ammoniva per simulazione l’attaccante azzurro (73’). Nelle immagini dell’azione è visibile il piede di Donati che aggancia quello di Milik. Era proprio rigore.
Tramontata la possibilità del pareggio su penalty, il Napoli è rimasto inchiodato alla sorte avversa e a una partita in cui man mano ha perso ordine e brillantezza.
La differenza l’ha fatto il gioco. Troppo Narciso il Napoli nei momenti di superiorità con due palle-gol sprecate da Milik (10’) e Zielinski (14’), poi il palo di Insigne (36’).
Più concreto il gioco del Lecce. Difesa fitta, ordinata e attenta, ripartenze sulle ali di Saponara. Poco cattivo il Napoli sotto rete, incisivo e non sprecone il Lecce.
Nella prima mezz’ora, con tutti i pugliesi rintanati nella loro metà campo, il Napoli si è imbottigliato nella ragnatela giallorossa portandosi tutto avanti. Il solo Demme a smistare palla, Lobotka e Zielinski accerchiati e chiusi, incapaci di giocare un pallone utile. Un po’ di libertà agli azzurri sugli esterni, varchi sigillati al centro.
Il Lecce ha saputo superare l’inizio del Napoli che però è stato lento, studiato, con poco movimento dei giocatori senza palla. Sui passaggi degli azzurri, l’intercettazione degli ospiti era puntuale e mai affannosa.
Gattuso ha schierato tutti e tre gli acquisti di gennaio. Se l’è cavata Koulibaly, talvolta falloso dopo essere stato lontano due mesi dal campo di gioco. Non ha brillato Lobotka. Politano ha avuto qualche spunto accusando una preparazione non al massimo.
È tornato in porta Ospina che ha regalato il primo vantaggio a Lapadula (29’) quando per la prima volta il Lecce invadeva la metà campo del Napoli. Di Lorenzo a destra con Maksimovic e Koulibaly centrali. Ritoccato anche il centrocampo con la contemporanea presenza di Demme e Lobotka. Tridente con Politano a destra.
Il Napoli ha perso la partita quando si è specchiato troppo in se stesso nella prima mezz’ora. Costringendo tutto il Lecce sulla difensiva, ha ritenuto di avere in pugno la partita. Ma ci sono stati meno velocità e meno movimento dell’inizio furente del match di Genova contro la Sampdoria. Il Lecce ha saputo attendere, senza soffrire troppo il periodo azzurro di maggiore pressione e, poi, ha vinto col gioco.
La squadra di Liverani non gioca da provinciale, catenaccio e contropiede. Sa difendersi bene e manovrare meglio. Non buttava mai il pallone e faceva girare sapientemente la palla portandola avanti quando finalmente si è liberata dell’assedio del Napoli.
Tattica esemplare degli ospiti. Larghi a destra Falco, il mancino definito “il Messi del Salento”, a sinistra Saponara per aprire gli inserimenti al centro. Raddoppio offensivo sulla sinistra con le incursioni di Donati. Buon palleggio in mezzo al campo di Deiola e Barak.
Il Napoli non ha fiutato l’insidia del match. Ha giocato quasi con sufficienza come se la vittoria gli spettasse di diritto. Se l’attacco con Milik e Zielinski, di testa, aveva mancato il vantaggio azzurro, la difesa (al completo, ieri) cominciava a ballare sulle penetrazioni a sinistra di Saponara e sull’abile gioco di Falco sul fronte opposto.
Ci si metteva Ospina a regalare il primo gol ai leccesi, respingendo corto il tiro di Falco (cross di Saponara) che Lapadula toccava comodamente in rete (29’).
Col Lecce in vantaggio, la partita “in salita” spegneva la sicurezza del Napoli e gli ospiti entravano in scena con maggiore padronanza. Ed era un pomeriggio persino segnato quando Insigne, in palleggio e mezza rovesciata vicino al palo sinistro di Vigorito, colpiva l’esterno del legno (36’).
Le continue sortite di Mario Rui a sinistra producevano nulla, Insigne entrava nell’ombra, sull’altro lato Politano non sfondava, Milik dava poca profondità preferendo rientrare per avere la palla. Demme si prendeva tutta la scena incidendo poco con Lobotka e Zielinski spaesati nel mezzo del fitto sbarramento leccese.
Ci volevano più velocità, vivacità, movimento ed era opportuno l’impiego di Mertens a inizio ripresa (fuori Lobotka). Il Napoli si assestava con un 4-2-3-1, Demme e Zielinski a centrocampo, Politano, Mertens e Insigne a sostegno di Milik.
Il pareggio degli azzurri era immediato, nato da una combinazione a sinistra fra Insigne e Mertens con l’assist del belga per il gol di Miik (48’).
C’era tutto il tempo per inseguire la vittoria. Ma presto si spegneva l’effervescenza di Mertens, non guadagnava spazio Insigne, entrava in ombra Politano e Milik combinava poco.
Il Lecce giocava con marcature a uomo, grande aggressività e anticipo, pronto a ripartire lanciando a sinistra Saponara, il suo condottiero preso a gennaio (con Barak).
Il Napoli entrava in un tunnel di visibile impotenza. S’arrendeva prima all’occasione di Insigne sprecata a tu per tu col portiere Vigorito (55’), poi al raddoppio di Lapadula (61’), di testa, sul cross di Falco, con Di Lorenzo che mancava la marcatura sul centravanti leccese.
Gattuso inseriva Callejon per Politano (62’), ma ormai il Napoli era in balia di una partita che non riusciva più a governare, il Lecce molto più abile e organizzato e sempre più convinto di farcela, pericoloso ogni volta che veniva avanti. Il Napoli perdeva completamente la bussola. Tanti attaccanti, nessun risultato.
L’episodio del rigore negato (73’), dopo due interventi salvatutto di Ospina su Donati e Barak, consegnava completamente, e meritatamente, il match al Lecce.
Liverani optava per un cambio difensivo (68’ Petriccione per Mayer), poi sosteneva l’attacco col trequartista Mancuso (74’ per Falco allo stremo). Proprio Mancuso con una punizione violenta e precisa dai trenta metri infilava il terzo gol leccese (82’). Ospina fermo e battuto.
Entrava Lozano (a sinistra) per Insigne (76’) nel tentativo confuso del Napoli di tornare a galla nell’ultimo quarto d’ora. Il Lecce continuava a ostruire tutti gli spazi all’offensiva azzurra che era per giunta lenta e impacciata.
Il gol di Callejon in rovesciata (90’) era il premio minimo al tentativo di riscossa del Napoli che non trovava nei cinque minuti di recupero il guizzo per arraffare almeno il pareggio in un San Paolo affollato per il rilancio azzurro venuto però a mancare.
PALI – Il palo colto da Insigne contro il Lecce è il diciassettesimo del Napoli in campionato. Aggiungendo i due legni colpiti in Coppa Italia e i 6 in Champions, fanno un totale di 25 pali.
SPETTATORI – Dopo le tre vittorie consecutive, in Coppa con la Lazio, poi su Juventus e Sampdoria, si è risvegliato l’entusiasmo dei sostenitori azzurri che, con 40.885 presenze alla partita col Lecce, hanno fatto registrare la migliore affluenza della stagione, superiore ai 39.111 spettatori con la Juve e ai 38.878 col Liverpool.
RE CARLO – L’ultimo Napoli di Ancelotti, che ieri ci illuse, allo Stadio di Via del Mare, Lecce, pomeriggio assolato del 22 settembre dell’anno scorso. La maglia azzurra più bella. Il 4-4-2 di Ancelotti con Ospina; Malcuit, Maksimovic, Koulibaly, Ghoulam; Fabian Ruiz, Zielinski, Elmas, Insigne; Milik, Llorente.
Pensate: giocava Ghoulam! In panchina Callejon e Mertens, gli uomini di Sarri. A Dimaro, Re Carlo aveva detto: “
Per lo scudetto ci siamo col vantaggio che noi abbiamo cambiato nulla”.
Lui confermato sulla panchina azzurra, novità alla Juve (Sarri dopo Allegri), all’Inter (Conte dopo Spalletti), alla Roma (Fonseca dopo Di Francesco e Ranieri). Due gol di Llorente, un rigore di Insigne e una rete di Fabian Ruiz.
Un 4-1 squillante, a Lecce. In classifica: Juventus 12 punti, Inter 10, Napoli 9. Era solo la quarta giornata, ma stavamo là, a tiro di scudetto. Ma vennero dieci partita con due sole vittorie, sei pareggi e tre sconfitte. Ancelotti tornò a pettinare bambole e fu esonerato.
VERGOGNA – Campionato 1997-98, la stagione della vergogna. Montefusco prese il Napoli all’ultimo posto dopo Mutti, Mazzone e Galeone. Alla 25ª giornata, chissà come, quella squadra derelitta era andata a pareggiare sul campo della Juventus (2-2, gol di Turrini e Protti).
Nel turno successivo venne il Lecce al San Paolo stravincendo 4-2 a retrocessione azzurra già ampiamente meritata. Il Napoli giocò con Taglialatela; Ayala, Malafronte, Baldini, Crasson; Turrini, Rossitto, Altomare, Longo; Protti, Stojak. Alla fine, Napoli ultimissimo con 24 sconfitte (11 in casa) in 34 partite.
LECCE – Il Lecce è al suo sedicesimo campionato in serie A. Prima apparizione nella stagione 1985-86, gli anni di Maradona a Napoli. Jurlano presidente storico del club salentino, Fascetti allenatore. Retrocesse subito. In casa impose lo 0-0 al Napoli di Diego. Al San Paolo cedette di misura (1-0) con gol di Bertoni al 43’. Nella partita al San Paolo giocò Causio che aveva ormai 36 anni, in panchina un sedicenne Antonio Conte.
NAPOLI-LECCE 2-3 (0-1)
NAPOLI (4-3-3): Ospina; Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly, Mario Rui; Lobotka (46’ Mertens), Demme, Zielinski; Politano (62’ Callejon), Milik, Insigne (76’ Lozano).
LECCE (4-3-1-2): Vigorito; Rispoli, Lucioni, Rossettini, Donati; Mayer (68’ Petriccione), Deiola (90’ Paz), Barak; Saponara; Falco (74’ Mancosu), Lapadula.
ARBITRO: Giua (Olbia).
RETI: 29’ Lapadula, 48’ Milik, 61’ Lapadula, 82’ Mancosu, 90’ Callejon.
SERIE A – 23ª GIORNATA
Roma-Bologna 2-3, Fiorentina-Atalanta 1-2, Torino-Sampdoria 1-3, Verona-Juventus 2-1, Spal-Sassuolo 1-2, Brescia-Udinese 1-1, Genoa-Cagliari 1-0, Napoli-Lecce 2-3, Parma-Lazio 0-1, Inter-Milan 4-2.
Recupero: Lazio-Verona 0-0.
CLASSIFICAJuventus e Inter 54; Lazio 53; Atalanta 42; Roma 39; Verona 34; Bologna 33; Cagliari, Parma, Milan 32; Napoli 30; Sassuolo 29; Torino 27; Fiorentina e Udinese 25; Sampdoria 23; Lecce 22; Genoa 19; Brescia 16; Spal 15.