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Il Bologna fa meglio del Liverpool
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 02.12.2019)
l Napoli non sa più vincere (da sei partite) e neanche pareggiare. Il Bologna fa meglio del Liverpool e passa al San Paolo (2-1), addirittura in rimonta.

Quarta sconfitta degli azzurri (seconda in casa), la zona Champions è sempre più lontana. Ma Ancelotti deve smetterla di inventare ogni volta una formazione nuova. Superstar in Champions, in confusione in campionato dove ha girato e rivoltato il Napoli fino a cancellarne ogni identità oscurandone le qualità indiscusse.

Nello stadio sessantenne, di dieci anni più giovane del presidente emerito De Laurentiis, dopo gli ultimi gol di Vinicio, le sette stagioni di Maradona, quattro retrocessioni, il Cittadella e la serie C, Cavani e Higuain, ma soprattutto Hamsik, si esibisce per la prima volta il Napoli di color che sono sospesi a una multa, i fuggiaschi e i reprobi dei ritiri, gli schiavi del padrone di celluloide, diseredati e prossimi ad essere messi sul mercato.

L’armistizio di Castelvolturno, che affianca nella storia italiana l’armistizio di Cassibile, impone ai giocatori azzurri di vincere in cambio della riduzione di tutte le multe al cinque per cento. Così incoraggiato, l’incorreggibile Napoli della rivolta affronta il Bologna, sventolando portafogli alleggeriti e malumori trattenuti, e perde.

Il Bologna ha i suoi problemi di classifica e non vinceva da quattro turni. Il Napoli fa peggio: due sconfitte e quattro pareggi nelle ultime sei gare. Andiamo bene!

Ancelotti (in gilet di lana a bottoni sotto la giacca, da gran signore) smonta la formazione solida di Liverpool e fa l’ennesima rivoluzione. Va in campo la diciannovesima formazione dell’anno.

Cambia il portiere (Ospina). Riporta Di Lorenzo terzino, ma a sinistra. Fa giocare Elmas (Allan indisponibile). Esclude Callejon e posiziona Fabian Ruiz sulla destra del centrocampo con Zielinski mentre ad Anfield erano i due centrali della mediana.

Riesuma Insigne quarto a sinistra e capitano. Fa fuori Mertens del gran gol al Liverpool dando spazio a Llorente con Lozano a destra.

Ma come si fa a far giocare Llorente e tenerlo in campo per tutta la partita, macchinoso, senza grinta, con due opportunità fallite nell’area piccola del Bologna e il gol finale cassato dal fuorigioco? Come si fa a tenere Mertens in panchina per oltre un’ora? E Callejon, ora, è proprio da buttare?

Il Napoli torna a giocare da squadra confusa. Fabian Ruiz e Zielinski, magnifici nella trincea di Anfield, non riescono a costruire gioco contro il Bologna. Zielinski arriva a 29 tiri in campionato, nessun gol.

Si è perso anche Fabian. Formazione sballata. Di Lorenzo a sinistra non è a suo agio, gioca prevalentemente da ala lasciando a Koulibaly il controllo di Orsolini. Si dà da fare Insigne, applaudito in due spettacolari affondo (e dal primo nasce il gol del vantaggio di Llorente).

Lo stadio è amico all’ingresso del Napoli. Applausi. È un segno incoraggiante. Ma il primo tempo è poca cosa, giocato a ritmi bassi, un ritmo da mezza sera che fa sbadigliare in tribuna il vicepresidente Edoardo De Laurentiis più annoiato che mai.

C’è tutta una serie languida di 11 tiri (7 del Napoli) prima che con una formidabile girata Dzemaili, il centrocampista dei tempi di Mazzarri, fa correre un brivido a Ospina (31’) e, poi, parte in quarta Insigne, converge da sinistra a destra, è un’avanzata furiosa che Lorenzo conclude con un bel tiro: Skorupski respinge male e Llorente insacca il più facile dei gol (41’). Ci mancava che avesse sbagliato anche questo.

Ma nella ripresa c’è il patatrac. Il Napoli preme disordinatamente, il vantaggio sfuma. Non c’è un’idea di gioco. Il Bologna si raggruppa, difende e raramente replica. Entra il ventenne danese Skov Olsen al posto di Orsolini e la squadra felsinea si fa più pericolosa sulla fascia destra (il danese segnerà).

Nelle rare azioni offensive del Bologna, la difesa del Napoli non è mai impeccabile. E, in attacco, gli azzurri sono pochissima cosa. Macchinoso Llorente, fumoso Lozano, Fabian e Zielinski tentano avventurose conclusioni da fuori area.

Proprio Skov Olsen fa pari per il Bologna (58’) riprendendo una respinta corta di Koulibay in marcatura su Palacio. Siamo al preludio della disfatta perché il Napoli gioca inutilmente e confusamente nella metà campo degli emiliani.

Ancelotti fa la sua mossa: Mertens al 65’ per Elmas lasciando in campo Llorente siccome immobile. Maksimovic finisce col fare l’ala destra.

Non ci sono più ruoli definiti in campo. Ogni azzurro trascina la sua croce. La pressione del Napoli, facilmente arginata dal Bologna, è da partita di serie C. Gli errori sono tanti, la reattività zero. Ci sarà persino e inutilmente Younes all’82’ per Lozano.

Ci sono più brividi nel secondo tempo. La paratona di Ospina sul tiro deviato di Sansone (66’), il tiro a giro di Mertens fuori bersaglio (68’), la conclusione di Sansone a fil di palo (71’).

È incredibile come il Bologna tirando meno è più pericoloso del Napoli. Alla fine il bilancio dei tiri sarà di 19-9 per gli azzurri (4-6 nello specchio). E così accade il peggio. Dzemaili mette Nicolino Sansone davanti ad Ospina e il piccolo italiano nato a Monaco di Baviera da genitori salernitani appoggia in gol con un tocco abile (80’). Bologna in vantaggio, neanche crede ai suoi occhi.

Il Napoli ha un paio di occasioni per pareggiare che sfuggono a Llorente. Centrale il colpo di testa (94’), in fuorigioco il gol del 95’. E viene il momento dei fischi.

Ancelotti, nelle interviste dopo la partita, non ha saputo spiegare come è andata. Ha sottolineato che la squadra non ha avuto compattezza, quella compattezza disintegrata dal tecnico stravolgendo la formazione di Liverpool.

Ha aggiunto che ci sono molte cose da migliorare (dopo 14 partite di campionato e cinque di Champions!). Il sopracciglio leggendario non si alza neanche più. Siamo a una resa incondizionata.

Lontano, la barba di De Laurentiis freme. Altro che rivolta! Il Napoli non c’è più e non c’è più al secondo anno di Ancelotti annunciato dalle più straordinarie promesse estive: “Siamo più avanti degli altri, giocheremo per lo scudetto”. L’Inter in testa è lontana 16 punti. Ci siamo presi amabilmente in giro.

PREDOMINIO – Schiacciante vantaggio del Napoli nelle gare casalinghe contro il Bologna: 28 vittorie, 23 pareggi, 10 sconfitte. Dal ritorno del Bologna in serie A (2015-16) quattro successi consecutivi del Napoli al San Paolo per un totale di 15 gol (Mertens 6 reti, Milik 4, Gabbiadini 2, Callejon 1, David Lopez 1, un autogol). Ieri, il flop. 

MAZZARRI – Walter Mazzarri debuttò sulla panchina del Napoli proprio contro il Bologna (18 ottobre 2009), vittoria azzurra  al fotofinish, 2-1, gol di Quagliarella e, al 91’, Maggio. Dopo sette giornate di campionato, Mazzarri sostituì Donadoni (due vittorie, un pareggio, quattro sconfitte). Era il Napoli con De Sanctis, Paolo Cannavaro, Campagnaro, Gargano, Cigarini, Pazienza, Grava, Lavezzi, Hamsik, Quagliarella, Zuniga. Mazzari conquistò il sesto posto con la qualificazione alla successiva Europa League.

PECCI – Eraldo Pecci giocò due sole stagioni nel Bologna a inizio carriera quando aveva 18 anni. Allodi riuscì a portarlo in maglia azzurra che Eraldo Pecci, romagnolo della provincia di Forlì, simpatico e caustico, indossò a trent’anni dopo le sei stagioni ruggenti nel Torino di Pulici e Graziani e quattro campionati nella Fiorentina.
L’atterriva l’aereo. Da Napoli alla Romagna e viceversa, nei giorni di libertà, si spostava in macchina. Dopo un anno disse che ne aveva abbastanza di andare su e giù per l’Italia. Rimase al Napoli una sola stagione (24 partite, un gol). Bianchi gli affidò il ruolo di regista.
Commentò: “A Bologna presi il posto di Bulgarelli, a Torino quello di Ferrini, a Firenze quello di De Sisti. Qui basta passare la palla a Maradona e Diego risolve tutti i problemi”.
La sua scelta di vita lo fece tornare a Cattolica: c’era il Bologna a due passi dove finire la carriera. E non fece differenza che il Bologna giocasse in serie B.

VINICIO – Fu il Bologna la squadra alla quale il Napoli trasferì Vinicio nell’estate 1960. Amadei insisteva con Lauro perché cedesse il brasiliano. “Non sta bene” diceva l’allenatore al Comandante. Corse la voce che il brasiliano fosse affetto da un numero insufficiente di globuli rossi. In realtà, era in atto la “guerra” di Amadei contro Vinicio e il suo amico Pesaola.
Il trasferimento al Bologna si realizzò con una scandalosa trattativa: il Napoli ebbe dal club felsineo Pivatelli e Mihalic e saldò il conto versando 122 milioni. Il Napoli, ceduto Vinicio, precipitò in serie B.

NAPOLI-BOLOGNA 1-2 (1-0)

NAPOLI (4-4-2): Ospina; Maksimovic, Manolas, Koulibaly, Di Lorenzo; Fabian Ruiz, Zielinski, Elmas (65’ Mertens), Insigne; Lozano (82’ Younes), Llorente.

BOLOGNA (4-2-3-1): Storupski; Tomiyasu, Danilo, Bani, Denswil; Medel (62’ Svanberg), Poli; Orsolini (46’ Skov Olsen), Dzemaili, Sansone; Palacio (84’ Destro).

ARBITRO: Pasqua (Tivoli).

RETI: 41’ Llorente, 58’ Skov Olsen, 80’ Sansone.

   
2/12/2019
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