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Perché il lavoro di Sarri deve essere protetto
di Mimmo Carratelli (da: il Mattino del 24.8.2016)
Dopo la notte bianca di Marassi, tre giorni fa, il Napoli anticipa stasera al San Paolo il match col Chievo che viaggia con Roma e Inter a un punto dagli azzurri.

Già la classifica ammonisce a non far gli stupidi stasera. Sulla carta, la squadra veronese (4-3-1-2) sembra fatta per opporre la stessa ragnatela di centrocampo del Genoa puntando a spegnere sul nascere la manovra del Napoli.

Ma si presume che non abbia la gioventù, la corsa e il pressing dei genoani.

Il Chievo si affida a molti trentenni e oltre, a una difesa di giocatori esperti (ci sarebbe anche Gamberini del passato azzurro con Britos e Aronica), allo sloveno Birsa motore ruotante di centrocampo che protegge e lancia le due punte tutte da svelare fra gli ultra-trentenni Meggiorini, Pellissier, Floro Flores e il più giovane Inglese.

La curiosità della squadra veronese è che, nei 7 gol segnati, non sono mai andati a segno gli attaccanti, ma cinque volte i centrocampisti (Castro 2 reti, Birsa 2, Rigoni una), due i difensori (Gamberini e Cacciatore). Sulle palle inattive, la squadra di Maran sa far male.

Naturalmente, il Chievo riserverà una particolare attenzione ai due azzurri di centrocampo dai quali nasce la manovra di Sarri, tema tattico ricorrente contro il quale il tecnico dovrà ormai trovare l’alternativa migliore o un qualche modulo a sorpresa (anche se non gli piace cambiare, almeno all’inizio).

A Genova han dovuto impostare l’attacco Albiol e Koulibaly, ma senza molta precisione negli appoggi e nei lanci.

Nel bel mezzo dei sei impegni ravvicinati che concludono il mese di settembre, con due partite di mercoledì, Sarri, col Benfica alle porte del San Paolo, dovrà anche progettare un turn-over adeguato per distribuire al meglio le energie fra campionato e Champions.

Perciò, contro il Chievo, non si escludono novità. C’è più di un azzurro che ha bisogno di rifiatare, da Hysaj ad Allan, Koulibaly, Callejon, Hamsik.

Il tecnico valuterà le condizioni dei giocatori non ancora venuti alla ribalta (Maksimovic, Diawara, Rog, Giaccherini) per schierare una squadra più “fresca” contro il Chievo e tornare alla formazione-tipo contro il Benfica quattro giorni dopo.

Se l’equilibratore Callejon ha bisogno di riposo, Giaccherini, un jolly prezioso, potrebbe esserne il sostituto, ma occorre valutarne la condizione.

Così come è possibile che vedremo Zielinski dal primo minuto per dare vigore e slancio alla manovra.

Un problema potrebbe essere l’affaticamento di Jorginho per il quale non sarebbero pronti sostituti immediati. Il bello del Napoli è che, cambiando gli interpreti, il gioco ben collaudato resta uguale, la formazione non si snatura, ormai tutta la “rosa” gioca a memoria. Farà la differenza la condizione fisica.

Contro il Chievo sarà partita dura da smontare velocemente cercando di riacciuffare il predominio sulle fasce che, a Genova, è in parte mancato per le sovrapposizioni dei rossoblù.

Sulle corsie, il Chievo appare più vulnerabile a meno che non monti un catenaccio gigante.

La squadra veronese però è in fiducia e potrebbe non chiudersi a riccio e far girare la palla a meno che la pressione e la maggiore iniziativa del Napoli non la costringano a rintanarsi nella sua metà campo.

Intanto, il campionato si fa interessante con la risalita delle due formazioni milanesi, l’Inter rilanciata dalla vittoria sulla Juve e il Milan che, difendendo meglio, va in gol con Bacca.

È importante che ci siano più squadre competitive al vertice per ostacolare l’annunciata “passeggiata” della Juventus ringalluzzita dal sorpasso al Napoli.

C’è ottimismo dappertutto, anche a Roma finalmente “riscaldata” da Dzeko.

Sui media è tutto un giulebbe, da Torino a Milano, a Roma. Chi viene messo sotto pressione è il Napoli che, probabilmente, è stato simpatico solo all’Avvocato Agnelli.

Il Napoli è sempre nel mirino di giornali e tv. Vince per tutti il cliché di un ambiente “impossibile”, emotivo e litigioso, in perenne surriscaldamento.

Un po’ contribuiamo anche noi in una piazza più pronta alle critiche e alle polemiche (perciò Monzeglio, mezzo secolo fa, già diceva: a Napoli non farete mai niente di buono).

Facciamo gli eterni scontenti e gli immediati autolesionisti (i “piripacchi” della signora Iervolino) per “spirito di indipendenza”, ma attenti a non finire col fare come Fantozzi.

Il dopo-Genova è stato punteggiato dal ping-pong, naturalmente cinese, fra De Laurentiis, in viaggio cinematografico nel Katai di Marco Polo, e Sarri.

Forse, se ne sono tratte conclusioni affrettate, dall’attrito alla frattura fra presidente e tecnico.

L’arteteca pervade De Laurentiis, incapace di godersi il buono che fa. In ogni caso, arbitri o non arbitri, il lavoro di Sarri va assistito e protetto.

Resta un mistero il passaggio presidenziale dalla protesta urlata all’improvviso buonismo.

Attenzione a non isolare il tecnico come farebbe pensare anche una delle prime dichiarazioni di De Laurentiis rivolte a Sarri (“Ho fatto un Napoli competitivo, ora sono c… suoi”).

No, sono c… di tutti. Non esisterà mai una squadra vincente senza una forte società a supporto.

Ma questa è storia vecchia.
Andiamo al San Paolo a cancellare ogni dubbio.
24/9/2016
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