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Recensioni
Kai BIRD - Martin J. SHERWIN
di Luigi Alviggi
Questo libro – vincitore del Premio Pulitzer nel 2006 - nell’edizione americana, porta anche il sottotitolo “Prometeo Americano” mentre in quella italiana è rimasto soltanto “Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica”. Robert Oppenheimer, uomo di straordinarie intelligenza e capacità, nacque nel 1904 a New York in una famiglia di ebrei tedeschi immigrati: gli amici lo chiameranno “Oppie”. Il padre Julius venne chiamato dalla Germania per lavorare in un’azienda di parenti, di cui poi diverrà socio arricchendosi. Dal ‘45 Oppie sarà chiamato “padre della bomba atomica” per essere riuscito ad applicare nel campo bellico la sovrumana (!) equazione di Albert Einstein che scoprì un rapporto impensabile tra massa ed energia da essa estraibile.

Robert studiò la fisica quantistica in Germania negli anni ’20 e, quasi insieme, si laureerà a Harvard in fisica. Ricevuta una cattedra dal rettore di Fisica Teorica (Max Born), muoverà a Gottinga in Sassonia. Nel ‘27 tornerà in America assunto al Caltech di Pasadena (vicino l’amato New Mexico), eccellendovi nei corsi di Fisica Teorica. Proprio nel New Mexico nel ’47 comprerà un grosso ranch, sfogo per la sua vita solitaria e per l’amato cavalcare in piena libertà.

Oppie pagherà a carissimo prezzo – divenuto celebre - i contatti giovanili con gruppi filocomunisti, mai però iscrivendosi al partito né svolgendovi alcuna attività collaterale. Il fratello Frank vi si iscriverà. Emergerà in seguito solo un appoggio ideologico su obiettivi inalienabili per il popolo, certo anche in opposizione con i folli anni nazisti della Germania al tempo. Nel ’54 subirà in merito un lungo processo. L’FBI – già attivo in danno molto prima della messa in stato di accusa – registrerà solo discorsi con soggetti che avrebbero poi interpretato a modo proprio le parole del fisico. Robert ammirava Franklin Roosevelt - Presidente USA dal ’33 al ’45 - e ne approvava il New Deal, piano sociale per risollevare la nazione dalla gravissima depressione seguita al crollo di Wall Street nel ‘29. Oppie fu dunque solo un sostenitore della lotta contro il nazifascismo destabilizzante l’Europa (Germania, Italia e Spagna in primis). Singolare l’apertura su di lui di un dossier nel ’41 da parte dell’FBI che mai riuscì a stabilire se fosse stato o meno membro del Partito Comunista. Solo in seguito si chiarirono le vere ragioni dell’infame processo – che lo stroncò nel profondo! - portato innanzi da suoi nemici menzogneri:

… le audizioni sulla sicurezza furono un processo farsa e Oppenheimer era stato pubblicamente umiliato per ragioni politiche. Il “padre della bomba atomica” doveva essere messo a tacere perché si opponeva allo sviluppo della superbomba a idrogeno. E tutto questo nasceva dalla profonda crisi di coscienza nello scienziato dopo l’uso delle due bombe sul Giappone e l’elevatissimo numero di morti e distruzioni causato da esse in una nazione praticamente già sconfitta. Sin da allora, tutti gli storici lo considerano la principale vittima del trauma nazionale conosciuto come maccartismo.

La scintilla scoppierà appunto nel ’49 dall’opposizione allo sviluppo della bomba H voluta da Edward Teller, “aggeggio” molto più potente di quello atomico! Quasi certo che fu questo il motivo per cui non ottenne il Nobel, pur essendo un modello esemplare di scienziato al servizio della nazione. Nel ’54, col Presidente Eisenhower divenne un “pericolo!” per la sicurezza nazionale, subendo appunto il processo che ne debilitò la tempra e lo rese vittima principale dell’anticomunismo.

Dopo Pearl Harbor (7.12.41), il governo USA decise di affrettarsi nello sviluppo di un’arma potente, già ipotizzata dagli scienziati del settore, in un laboratorio dove tutti lavorassero prima che essa potesse essere ottenuta dai nazisti. Nel ’42 a Robert fu affidata la direzione tecnica del PROGETTO MANHATTAN, il gigantesco, costosissimo e complicato iter per creare la prima bomba atomica, e tutto questo anticipando i tedeschi lavoranti allo stesso scopo sotto la direzione di Werner Heisenberg (1901 – 1976, Premio Nobel per la fisica nel ’32). Primo problema fu individuare i migliori cervelli nel campo e convincerli a trasferirsi in un luogo segreto e remoto. Sarà Oppie l’uomo che si imporrà per l’immane lavoro di progettazione e guida nella selva di straordinari cervelli raccolti nel 42–43 per ottenere il risultato. La “gigantesca” industria di Los Alamos, dopo le difficoltà costruttive per laboratori, locali comuni, alloggi e quant’altro, cominciò a essere operativa nel marzo ’43 con una spesa iniziale di molti milioni di dollari. Verrà chiamata “La Collina”. Già un anno dopo le persone coinvolte nel progetto erano circa 4.000. Nel ’45 c’erano 6.000 tecnici e più di 300 edifici per usi vari. Il comando affidatogli trasformò Oppenheimer in una persona diversa, più determinata e meno dialettica, chiarendogli le idee e il modo di fare in maniera adatta alla complessità dei nuovi compiti e al dialogo con i tanti scienziati impegnati in un lavoro veloce e ininterrotto. Una rigida efficienza militare dovette adottarsi per sviluppare velocemente le ricerche. Dissero poi di Oppie:

Quando parlava sembrava crescere, perché la grandezza della sua mente lo faceva accettare così intensamente che la magrezza del suo corpo veniva dimenticata. (…) Aveva un’eccezionale capacità di apprendere e comprendere immediatamente tutte le innumerevoli carte che gli venivano quotidianamente sottoposte.

Anche durante la direzione scientifica del Manhattan ininterrotte furono le incursioni con microspie e altro contro di lui: in ufficio, in casa, e controllati posta e telefono. Con la nomina iniziò nel controspionaggio USA la convinzione che Robert fosse una spia disposta a confidare all’URSS le conoscenze acquisite in virtù del ruolo. Una spia al vertice del progetto, assurdo ancor oggi ma realmente accaduto! Un dato di fatto è che molti scienziati, nel passato iscritti al partito comunista, lavorarono al progetto e - col senno di poi - possiamo oggi affermare che nessuna fuga di dati o di risultati uscì mai da tutto quanto si faceva a Los Alamos!

USA e URSS, tra l’altro, erano anche alleati contro il nazismo!

Obiettivo del Progetto fu ottenere una bomba utilizzabile militarmente nella quale la potenza si sviluppasse da una reazione a catena provocata in materiali pesanti (uranio o plutonio), noti per essere capaci di attuare la frantumazione del nucleo con un enorme sviluppo d’energia esterna (bombe a fissione). Dai calcoli progettuali emergeva che l’esplosione – con letali conseguenze per tutto quanto intorno (uomini ed edifici) – raggiungeva facilmente la potenza di 20.000 (!) tonnellate di tritolo… ma tale numero crebbe di oltre 10 volte in tempo breve. Difficoltà maggiore fu che il metallo di base andava “arricchito” (cioè aumentato il numero di neutroni presenti nel singolo atomo, processo non facile) per renderlo più “fissile”. L’ IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) controlla ancor oggi la produzione di uranio arricchito nel mondo per contenere la proliferazione nucleare in paesi “inquieti”…

La paura maggiore serpeggiante nello sviluppo fu che la reazione a catena scatenata sfuggisse in qualche modo ai controlli limitanti e, sviluppandosi oltre il previsto, potesse distruggere l’INTERA TERRA!!! Tutto si svolgeva a Los Alamos sotto stretto controllo militare: il Generale Groves era a capo dell’insieme. Anche Oppenheimer, prima di essere fatto direttore tecnico, divenne colonnello dell’esercito. In effetti il colonnello Pash – comandante dei servizi segreti nel campo – e Oppie non si capirono mai perché troppo diversi. Il primo convinto che il secondo passasse informazioni a funzionari sovietici in America. Gli rimproverava di non fare i nomi di quelli sospettati - a giudizio di Oppie innocenti totali – per poterli indagare coi propri metodi.

Il 30 aprile ‘45 Hitler si suicidò, otto giorni dopo la Germania si arrese. Quando Emilio Segrè lo seppe, la prima reazione fu: «Siamo arrivati troppo tardi». Come quasi tutti a Los Alamos, Segrè pensava la disfatta di Hitler unico motivo a giustificare la costruzione dell'«aggeggio». «Ora che la bomba non può essere usata contro i nazisti, i dubbi aumentano», scrisse nelle sue memorie. Ma tutto proseguì con la stessa lena! Il primo test della bomba atomica fu effettuato lunedì 16.7.1945 a Jornada del Muerto (Viaggio del Morto), un centinaio di km da Los Alamos. Oppenheimer chiamò il luogo del test “Trinity”.

Dopo lo sgancio sul Giappone a inizio agosto, gli scienziati videro lo scempio delle due bombe e rimorso e rabbia si diffusero: il mondo non sarebbe più stato quello di prima! La maggioranza degli scienziati del Manhattan da quella data in avanti si adoperarono perché non venissero più impiegate armi tanto devastanti. Edward Teller (Budapest, 1908 – USA, 2003), fisico nucleare oppositore di Oppie, iniziò invece a lavorare su un’arma ancor più devastante, la bomba a idrogeno, e di essa diventerà “il padre”. Robert invitato a unirsi al progetto si rifiutò come Enrico Fermi. La prima bomba H esplose l’1.11.1952 nell’atollo Enewetak (USA) in Oceania.

Robert si dimetterà da Direttore di Los Alamos nell’ottobre ’45, ma già nel novembre Hoover, capo FBI, animò i sospetti di comunismo e iniziò ad addensare la tempesta che l’avrebbe travolto nel ’54. Nei successivi otto anni l’FBI produsse una mole impressionante di carte sul povero Oppie, martire vessato da fantasie infondate! Hoover arrivò a pensare che volesse trasferirsi in URSS, fissazione terribile che faceva di un uomo intelligente un fantoccio senz’anima… Toni molto drammatici e vergognosi i dettagli subiti nell’”inquisizione” svolta sul grande fisico che aveva portato al successo TOTALE l’icarico affidatogli, non senza sforzi sovrumani!

Oppie nel ‘47 divenne direttore dell’Institute for Advanced Study di Princeton e restò in carica fino al ‘66. Dal ‘47 al ‘52 guidò la General Advisory Committee della Commissione per l’Energia Atomica, spendendosi perché si arrivasse a un’intesa mondiale per la non proliferazione delle armi nucleari. Nella commemorazione postuma all’Università di Princeton, le centinaia di presenti - premi Nobel, scienziati, autorità, politici, amici, collaboratori, dipendenti - erano afflitti:

Tutti ricordavano con grande amarezza come la nuova amministrazione repubblicana del presidente Dwight D. Eisenhower l'avesse dichiarato un pericolo per la sicurezza, facendo di Oppenheimer la più importante vittima della crociata anticomunista negli Stati Uniti. E tutti erano presi dalla tristezza nel ricordare un brillante uomo la cui straordinaria esistenza era stata segnata tanto dal trionfo quanto dalla tragedia.

Nel 2023 esce il film “Oppenheimer” (durata 3 ore) scritto diretto e coprodotto da Christofer Nolan (Londra, 1970) - che ha incassato quasi un miliardo di dollari negli USA e altissime cifre ai botteghini stranieri. Ha ricevuto ben sette Premi Oscar, oltre a tantissimi altri premi, rivelandosi un successo di portata mondiale. Cillian Murphy è Robert e Emily Blunt la moglie Katherine. Basato sulla biografia sopra esposta è stato inserito tra i dieci miglior film dell’anno.

Dico subito che la visione del film mi ha stupefatto e aggiungo subito senza veli: troppa carne al fuoco!

C’è sicuramente materiale per due film centrati in epoche diverse! La meraviglia dipende dal come questo film abbia potuto incassare tanto con un numero straordinario di spettatori… Lo scorrere delle immagini è frammentato nel decorso storico (avanti e indietro) e farcito di dettagli specialistici, per nulla comprensibili da un uditorio generico. Caotico nel numero elevato di personaggi (diversi solo abbozzati), per successione delle sequenze (non storicamente elencate), nelle diversioni tra situazioni personali e di lavoro. Un minestrone complesso che segue sì lo svolgimento storico ma mi appare di lacunosa portata per il semplice spettatore, digiuno di conoscenze specialistiche. Fatti privati e pubblici mescolati senza il supporto di solidi riferimenti temporali… Il segreto forse per chi guarda è l’abbandonarsi alla sequenza delle immagini, certo incisive, e illuminanti a tratti i vari punti di vicende molto complesse.

Direi un obiettivo conseguito sì ma senza curarsi molto dei danni collaterali: davvero oggi i grandi successi si agganciano a fattori imperscrutabili a priori… Possiamo concludere (cose note…) che “il genio non è garanzia di successo!” e, parimenti, che “è sempre frequente che un uomo DIVERSO (e in genere superiore) venga osteggiato nel suo ambiente di lavoro o di studio!”. Invidia…?

Luigi Alviggi
Kai BIRD - Martin J. SHERWIN: OPPENHEIMER
Garzanti, 2023 – pp. 896 - € 20,00
13/7/2024
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