Contatta napoli.com con skype

Approfondimenti
Smartphone: il nuovo oppio dei popoli ?
di Giovanna D'Arbitrio
A quanto pare l’espressione “muto come un pesce” non risponde a realtà, poiché secondo la ricerca condotta da alcuni scienziati della Cornell University di Ithaca- NY (pubblicata da Science), i pesci comunicano tra loro usando vari tipi di suoni a seconda delle situazioni, ad esempio per spaventare nemici o per attrarre i partner. E pertanto dopo aver appreso ciò, osservando i pesci in qualche acquario mentre mi fissavano aprendo e chiudendo la bocca al di là del vetro, mi sono chiesta se cercassero di dirmi qualcosa.

Quest’idea un po’ pazza mi è venuta più volte in mente mentre tentavo inutilmente di farmi capire da amici e familiari. Ho notato, in effetti, che spesso le persone ascoltano distrattamente come si fa con una radio o un televisore che restano là accesi per ore, ma sono solo un “sottofondo” a pensieri e azioni. Mi sono sentita allora proprio come quei pesci nell’ acquario che aprono e chiudono la bocca, ma che non riescono a portare il loro silente misterioso linguaggio al di là del vetro verso gli umani.

Perché in questi ultimi anni è diventato così difficile comunicare? Lo smartphone sembra essere diventato una sorta di irrinunciabile protesi, quasi un cordone ombelicale, sostitutivo di altri legami, dal quale è difficile staccarsi. Il fenomeno poi diventa preoccupante quando coinvolge i bambini, abilissimi nell’usarlo fin dalla tenera età, divenuto una babysitter a basso costo che può produrre una pericolosa dipendenza.

Ormai tutti li usiamo coinvolti dai cambiamenti imposti dalle nuove tecnologie che dobbiamo tuttavia imparare a gestire con saggezza, senza diventarne schiavi. Tutti, gli sconosciuti per strada oppure conoscenti, amici e familiari, sono chini su tali aggeggi mentre le immagini scorrono, immersi negli smartphone a chattare sui social o su WhatsApp, e nelle pause comunque lontani dalla realtà “nell’isola che non c’è” di remoti pensieri, come in un semi coma: ti rispondono a monosillabi, come voci dell’aldilà, oppure devi ripetere più volte la domanda la quale, facendo il suo giro nelle sinapsi dei loro cervelli, simile ad una pigra brezza estiva, finalmente giunge in porto e così “a scoppio ritardato” ti arriva una laconica, evasiva risposta, segno di una sovrapposizione o di una coesistenza (sarà mai possibile?) di pensieri, trai quali si fa una cernita in base alle priorità assegnate. “Capperi , sono andata a finire in fondo alla graduatoria!”, ho pensato. In famiglia, tuttavia, l’affetto e la tolleranza ci portano a scusare la distrazione dei nostri cari e si aspetta con pazienza un immagine dell’acquario momento più propizio per farsi ascoltare, considerando i frenetici ritmi della vita lavorativa, le preoccupazioni per il futuro, le attuali crisi epocali, tra pandemia, guerre e quant’altro.

La stessa mi si è riproposta poi in qualche noioso evento mondano, anche se con significato diverso, “capovolto” per così dire: questa volta non ero io nell’acquario, ma gli altri. Ho immaginato di vedere le persone trasformarsi in pesci che aprivano e chiudevano la bocca, senza riuscire a comunicare veramente con il mondo esterno. Si guardavano, si scrutavano, si “pesavano” con gli occhi, e parlavano, parlavano, parlavano, ma… le parole erano senza significato. E che dire dei politici che partecipano a tutti i talk show televisivi e che non smettono un attimo di martellarci per ore e ore. La loro voce arriva veramente ai cittadini? A che servono tante chiacchiere: la gente seria vuole vera comunicazione e fatti concreti.

Ed infine come difendersi dalle persone che usano le parole solo per ferirti? La dott. Lillian Glass, autrice del libro “Toxic People”, definisce “tossica” qualsiasi relazione tra persone che non si sostengono a vicenda, dove c’è conflitto e uno cerca di minare l’altro, dove c’è competizione, dove c’è mancanza di rispetto e di coesione. In effetti il termine “relazione” non è riferito esclusivamente al rapporto di coppia, ma anche alle relazioni amicali, familiari e professionali, poiché ogni relazione interpersonale può essere definita “tossica” se all’interno di essa uno dei due usa comportamenti in grado di danneggiare l’altro.

Talvolta un dubbio atroce mi tormenta e mi chiedo quanti possano essere oggi “esseri umani” nel vero senso della parola e quanti pian piano si stiano robotizzando, incapaci di pensare con la propria testa, già omologati e pronti per l’uso da parte di qualche “Grande Fratello”, come in “1984” di G. Orwell, un libro che cito spesso poiché stranamente sembra descrivere la nostra epoca. E con l’imminente arrivo dell’intelligenza artificiale in verità le preoccupazioni aumentano, ma continuiamo a sperare che se ne faccia buon uso e… che ci sveglieremo da questa specie di nuovo “oppio dei popoli” per ritornare ad un’autentica e consapevole comunicazione per attuare cambiamenti costruttivi, come E. Morin ci consiglia nel suo libro “Svegliamoci”.

Infine ricordando il personaggio di Winston Smith che Orwell nel suo libro definisce “l’ultimo uomo libero in Europa”, dopo essere stato torturato e “omologato” con la forza, prima di cedere, tuttavia, dice al suo aguzzino: “Non so come, ma qualcosa vi sconfiggerà, lo so che fallirete. C’è qualcosa nell’universo che voi non riuscirete mai a dominare: lo Spirito dell’Uomo”.

E concludiamo con questa significativa frase e, anche se non vogliamo demonizzare i progressi di scienza e tecnica, ci auguriamo che siano al servizio dell’Uomo e non lo rendano mai loro schiavo, poiché i grandi valori di Libertà, Democrazia, Pace, Dignità Umana, dovrebbero essere sempre difesi e preservati.
6/6/2024
RICERCA ARTICOLI