Contatta napoli.com con skype

Recensioni
Trentatré di Raffaele Calafiore
di Luigi Alviggi
Una eccezionale rassegna di foto che si susseguono, storiche, emblematiche, memorabili, trionfali, giubilanti, esaltanti - spesso a pagina intera -, proponendosi in interminabile coinvolgente sequenza. È ideata per far gustare sotto ogni aspetto la felicità assoluta che ha travolto ogni cittadino partenopeo (tifoso o meno) all’arrivo del terzo scudetto calcistico, atteso da ben TRENTATRE anni da una popolazione mai molto fortunata nel trovare motivi di riscatto nella sua Storia, pur lunga e pur non ignara di giorni di gloria. Mai come in questi casi, si riesce a sfociare nella beatitudine pressoché collettiva. Oggi, all’opposto, nel settore si vivono i tristi giorni dell’ennesimo scandalo: scommesse clandestine di calciatori all’apice del successo, quasi che i loro “miseri” stipendi avessero bisogno di essere rimpolpati contro i danni causati dall’inflazione a due cifre…

L’opera (…) indaga anche l’atavico bisogno di riscatto di una città intera, e di un sud più in generale, da sempre oggetto di interventi straordinari che non hanno mai affrontato le profonde divergenze create ed alimentate a dismisura dall’Unità d’Italia in avanti, considerando da sempre il sud come un enorme serbatoio di mano d’opera ed un mercato da colonizzare.

Nel filone è imperativo ricordare la moltitudine di napoletani che furono migranti (ma ci sono ancora oggi!): e nella stessa patria, per andare a donare il proprio lavoro a possessori di patrimoni nordici, e in terra straniera, le legioni di conterranei migrati in America. Per questi è imprescindibile rievocare il sentimento che accomunava tutti, espresso nelle stupende parole della canzone “Lacreme napulitane” (1925 – testo di Libero Bovio, musica di Francesco Bongiovanni):

e 'nce ne costa lacreme st'america “ 
a nuje napulitane, 
pe' nuie ca 'nce chiagnimmo  'o cielo 'e napule 
comme e' amaro stu' pane” 

e ce ne costa lacrime quest’America
a noi napoletani,
per noi che rimpiangiamo
il cielo di Napoli
come è amaro questo pane”

Diverse immagini riportate nel libro sono pareidòliche, cioè esortanti la mente dell’osservatore a elaborazioni fantastiche della percezione reale (a volte partendo da semplici sfocature dell’originale), a immedesimarsi in ruoli e situazioni colti dall’obiettivo, in breve a vivere a modo proprio quanto raffigurato, ben diverso dalla concreta realtà riportata. Questo lavoro sviluppa, in sostanza, le cinque parti del sottotitolo... Era il 1987 – anno nell’epoca fatata del Maradona partenopeo – quando, per la prima volta, un piacere sconosciuto iniziò a serpeggiare nella mente – cioè, molto meglio, nel cuore! – di tanti, troppi, cittadini digiuni di una prelibatezza che tante altre metropoli avevano gustato addirittura molte volte…

Era il prologo di quella che poi divenne LA FESTA.!
Una festa fatta di caroselli di auto, tipica di queste occasioni che si protrasse poi per una intera notte
”.

Una festa che rappresentò in modo stratosferico quel desiderio, sepolto, sotterraneo, di “riscatto” – e proprio per questo ancor più violento e indomabile - che questo popolo, per ragioni note anche ai più sprovveduti, ha dovuto incidere sulla propria pelle per governanti non all’altezza del ruolo scippato e vicende sociali in cui i più hanno dovuto soffrire per la sfrontata ruberia di pochi.

Il miracolo si ripeté nel 1990, per grazia di Dio materializzatasi nei piedi del sovrumano argentino, e allora Diego divenne una divinità il cui nome rimarrà per sempre scritto nel cuore dei tanti che l’hanno venerato come un essere caduto dal cielo e, di riflesso, anche in quello dei loro figli. Se la gioia poteva essere ancora più grande, lo fu! E, come esprime una foto riportata molto impressiva:

FRATELLI D’ITALIA NAPOLI S’È DESTA
LUATAVEL ‘A CAPO, ‘O SCUDETT CÀ REST


“Fratelli d’Italia Napoli s’è desta
toglietevelo dalla testa, lo scudetto qua resta”

Il terzo scudetto - tanto sognato - è un’apocalisse rigenerante per l’intera città! Un evento che travalica i confini di una vittoria sportiva divenendo un simbolo efficace nell’addolcire le tante vessazioni che i napoletani sono chiamati a sopportare quotidianamente con sovrumano spirito di acquiescenza.

È come una gigantesca bomba, cresciuta poco per volta negli anni, che esplode senza far danni ma il cui effetto ricostituente dona un’improvvisa celestiale energia che ha l’effetto, d’un colpo, di sanare il letale accumulo di cento piccole sofferenze di varia origine incontrate nella vita corrente. La lunghissima attesa rinforza l’effetto di gioia e benessere esplosivi che attraversa – alla stregua di un potente shock elettrico – il cervello della totalità (SÌ, SÌ!) dei cittadini, e non solo quelli della città vera e propria.

Una rigenerazione psichica che fa sentire, evento non certo frequente, l’orgoglio di appartenere a una grande città (a volte gigantesca…) relegata sempre in seconda fila per i motivi più disparati. Sotto questo profilo c’è da augurarsi, quanto prima, una benefica QUARTA occasione ancor più esplosiva…

La “memoria” ricorda, nell’inimitabile potenza delle immagini, i primi due scudetti del Regno Maradona. Per il primo: tra la folla festante, i luoghi imbandierati, quasi un’incredulità sotterranea come accade a tutti nell’evenienza di una prima volta. Per il secondo: il sacro e il profano, la monumentalità dei paesaggi e la trasfigurazione di persone e volti, le foto del “divino” che si moltiplicano in ogni dove, i pastori presepiali che lo rappresentano, i festoni e le bandiere che ingentiliscono strade antiche, i tifosi dello stadio ex San Paolo e oggi intitolato a Maradona, il volto di questi in un gigantesco murales con sotto scritto DIOS UMANO, il manifesto a lutto nel 2020 del Napoli Calcio: “NAPOLI PIANGE IL DIO DEL CALCIO DIEGO ARMANDO MARADONA”, e i “santini” che lo celebrano, la statua di San Gennaro, i pianti, i cortei del dolore, la gente con la corona in testa...

Con la terza parte siamo ai giorni nostri, presentando i preparativi e la festa. Qui le immagini recenti sono a colori e l’attesa si fa molto più spasmodica: è quasi incredibile che si possa arrivare per la terza volta in vetta… I cartoni (a dimensioni reali) dei giocatori più meritevoli, i volti dei componenti la squadra che adornano penzolanti da finestre e balconi tanti palazzi della città, il tripudio con i colori della squadra in bandiere d’ogni tipo, magliette, camicie, l’implicita pubblicità della società sponzorizzante, i murales che si moltiplicano anche per l’immortale Diego che gioisce da lassù! E poi lo straripare di musiche, danze, volti dipinti, l’illuminazione di monumenti, palazzi, fontane, splendenti d’un azzurro sfolgorante, lucenti più dello stesso sole scintillante che, per tradizione plurisecolare, fa splendere anche le più misere viuzze cittadine.

E infatti anche i tantissimi vicoli della città escono ingentiliti, rallegrati dai festoni, dalle bandiere della squadra, dalle bianche N giganti campeggianti sullo sfondo di acceso azzurro, vivo nella sua aggressività. Li attraversano, distesi tra balconi di gente estranea che, magari, nemmeno si salutava al vedersi affacciati e ora si sentono affratellati dall’amore collettivo generato dal simbolo sospeso tra le due ringhiere e dagli sconosciuti passanti che sollevano il viso verso l’alto accendendolo di un luminoso sorriso. Vero, nella fitta prospettiva essi sottraggono ancor più luce alla stradina sottostante, ma i colori diffusi rallegrano in maniera imprevista anche gli angoli più derelitti di queste infelici viuzze.

Poi ci sono i “3” giganteschi, ovvio azzurri, che campeggiano sul bianco centrale di enormi bandiere esposte in piazze o spazi vasti ed è l’acme di una vittoria (quasi guerresca) conseguita anche per accrescere l’attrattiva della nostra nazione presso i tifosi di questo celebre sport, ormai centinaia di milioni nel mondo. In molti luoghi – nel propiziatorio sfondo riposante al fondo di ogni partenopeo - non mancano “alberi apotropaici” di cornetti o piccanti peperoni rosso fuoco che accendono baluardi contro i “malocchi”, e forse vogliono essere beneauguranti (il futuro è imperscrutabile) verso un sogno che non si vuole nemmeno immaginare: il napoletano verace lo ha sepolto nell’animo, sopito ma certo indistruttibile.
Ricordiamo il celebre episodio “La patente” del Totò menagramo nello storico film “Questa è la vita” del 1954.

Dunque la città vene sviscerata in ogni minimo aspetto festaiolo, anche il più modesto, consci del fatto che la festa più grande è nel cuore e non negli aspetti esterni con cui essa si manifesta. Financo nei cimiteri parenti affettuosi e partecipi hanno voluto portare e lasciare, ai cari venuti a mancare, testimonianze vivaci e pittoresche di quanto andava accadendo nel mondo di quaggiù…

Raffaele Calafiore, manager, editore della NonSoloParole Edizioni e valido scrittore – tra le molte sue opere ricordiamo il pregiato romanzo “E poi…” pubblicato nel 2017 –, ci mostra qui un altro aspetto del suo poliedrico ingegno che vuole immortalare un evento fondamentale per la città, scatenatosi con la potenza di un fulmine e durato però una lunga serie di giorni (se non di mesi), e comunque inciso a caratteri indelebili nella memoria di ogni tifoso!


“DEDICATO A DIEGO ARMANDO MARADONA,


PER SEMPRE PRESENTE!”



   Luigi Alviggi


Raffaele CALAFIORE: 33

NonSoloParole EDIZIONI

formato cm. 21 x 29

2023 – p.  202 - € 35,00




 






31/10/2023
RICERCA ARTICOLI