Recensioni
Rainbirds di Clarissa Goenawan
di Luigi Alviggi
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Ci troviamo di fronte un thriller particolare, decisamente atipico, non c’è difatti la suspense continua di analoghi racconti.
Pur essendo stata uccisa la sorella del protagonista - accoltellata in una notte piovosa in un boschetto fuori mano della cittadina in cui vive, e morta lentamente con sofferenza per dissanguamento - il misfatto resta sullo sfondo per gran parte della narrazione, superato da altre sventure, minori ma non per questo di conseguenze trascurabili.
Il tutto si svolge nella città di Akakawa in Giappone dove Ren resterà sei mesi. Il delitto non rientra tra gli obiettivi immediati dello scrupoloso giovane, abitante a Tokyo con i genitori, che pur dimostra una forte propensione a voler guardare dietro la facciata degli eventi. Il fatto è che manca qualsiasi punto da cui iniziare: è bloccato sin dall’arrivo per l’assenza di indizi, personali o locali.
I fratelli non si son più visti dalla partenza anni prima della sorella Keiko e, pur sentendosi ogni settimana al telefono, non parlavano delle cose presenti ma piuttosto di quelle passate insieme per il grande affetto reciproco avuto nel periodo della crescita.
Keiko è stata la madre supplente di Ren provvedendo a ogni sua cosa, dai pasti ai bisogni ai compiti agli orari, sviluppando un legame affettivo intenso e incancellabile.
La polizia del luogo poi brancola nel buio. Oltre il delitto quindi resta da capire chi la sorella realmente fosse in quella vita distante, del tutto sconosciuta.
Veniamo centrati sugli sviluppi della nuova esistenza di Ren, fratello minore di nove anni della vittima 33nne. Spostatosi subito nel luogo dove lei lavorava come insegnante in una “
cram school”, la Yotsuba, - dopo aver lasciata la casa comune diversi anni prima per gli scontri tra i genitori, minati da un grosso problema familiare e molto assenti per sfuggire agli scontri della convivenza - vi giunge in tempo per il funerale e ricevere l’urna che custodirà con somma cura.
Ne cercherà tracce nella vita del posto ma senza fortuna. La sostituisce poi, anche questo in tempi immediati, nel suo lavoro alla Yotsuba, essendo alle soglie della laurea nella stessa facoltà della scomparsa - lingua e letteratura inglese e americana - entrambi studenti alla prestigiosa università Keio nella capitale.
Andrà pure a vivere nella stanza occupata da Keiko nella cupa casa del signor Katou, facoltoso politico molto fuori casa, immersa in un perenne silenzio. Non pagherà fitto ma, in cambio dell’ospitalità, leggerà nel tempo libero dal lavoro libri inglesi presi dalla fornita biblioteca del marito alla moglie, sempre a letto in stato catalettico. Questo lo scoprirà poi originato da un dolore terribile.
Comprerà anche pasti pronti per entrambi, lasciando quello della donna fuori la porta della stanza.
Per Clarissa Goenawan - nata in indonesia (1988) e al suo primo libro, scritto a Singapore e pubblicato negli USA (2018) - si tratta di un debutto che fornisce un bell’esempio di “
tour de force” letterario internazionale.
Già pluritradotto, ne sono stati venduti anche i diritti cinematografici e dunque presto sarà un film. Non sembra facile tradurre le sfumature surreali del testo in immagini... ma il cinema può tutto, magari con voli pindarici!
Ambientato nella inesistente città di Akakawa in Giappone, esiste però a Tokyo il fiume Arakawa che scorre in città.
Lo stile e il lessico sono lineari, semplici e accattivanti, con capitoli brevi e ben inquadrati nello sviluppo del romanzo in un mondo dove, tra realtà e non, tutto può accadere.
Autrice e protagonisti, molto giovani, danno un’impronta particolare al lavoro. La gioventù è il periodo che, con molte altre caratteristiche speciali, infonde in ogni cosa anima e cuore che non avranno più nella vita pari effetti incisivi.
Anche l’azione più semplice sembra affacciarsi a misteri sconosciuti ed è come vivere un’esistenza diversa ogni giorno tra scoperte, impressioni, sensazioni di speciale coinvolgimento.
Questa aria di giovinezza credo caratterizzi il lavoro con due considerazioni opposte che vale la pena sottolineare. La prima è il fondo speciale del narrato, cioè la natura multiforme di ogni evento che vorrebbe far scaturire cento percorsi diversi verso sviluppi per nulla affini ma che poi, a fatti descritti, non appagano quanto atteso.
L’altra, antagonista, è il facile variare dello scenario d’azione per cui è singolare quanto riesce a compiere un unico soggetto. Vero che la vita a quell’età non ha assunto fisionomia precisa, ma...
Tutto questo, però, può ben costituire una fedele rappresentazione del mondo giovanile in evoluzione qual è l’odierno, forse troppo multiforme per chi giovane non è più. Se quanto detto è realistico, certo la Goenawan avrà tempo e modi per variare la psicologia dei futuri attori...
Tipico invece del genere è che le persone con cui Ren entra in contatto nella cittadina hanno tutti propri segreti riguardanti Keiko, di cui si guardano bene dal parlare fin quando gli sviluppi non aprono falle che rendono inevitabile il dirne.
Tra le alunne di Ren c’è una bella ragazza 17nne che si innamora del giovane docente. Lui la chiama Seven Stars dal nome delle molte sigarette che fuma ma il suo nome è Rio.
Il docente la salverà dai guai in un negozio dove la ragazza cleptomane, in genere di pacchetti di chewing-gum, rischia, adocchiata da un sorvegliante. I due avranno molti incontri successivi, casuali o voluti da lei, anche privati, e la fanciulla, persa per Ren, fa ben capire che non esiterebbe a mettersi con lui.
Ren frena, sia per l’essere suo docente sia perché Rio non lo persuade. C’è qualcosa che lascia intravedere diversità insondabili. La madre è stata una celebre modella di “
mani” e la figlia tra i sogni custodisce, forse al momento inconscio anche per lei, il seguirne le orme. Ha dita bellissime, la prima cosa a colpire Ren al vederla.
A Tokyo Ren, dopo un litigio, ha lasciato l’ultimo amore solido - Nae - fuori dai molti superficiali passati, che penserà più volte di chiamare senza riuscire a trovarne una vera volontà per tutto il tempo della lontananza.
Vari i sogni riportati in cui costante è la presenza di una bimba, che Ren chiamerà Codini per i capelli intrecciati raccolti dietro le orecchie. Gli parla suggerendo positive aspettative sul futuro. Capitano anche dialoghi con la sorella e ne ha addirittura allucinazioni in cui lo conforta e rassicura che nulla di quanto accaduto è sua colpa. Con questi immaginari aiuti l’uomo potrà continuare il difficile percorso verso la verità.
“Ren” chiamò qualcuno.
Mi girai e vidi la bambina con i codini che mi fissava. Indossava lo stesso grembiule blu scuro del sogno precedente, quello in cui camminava nel traffico.
“Chi sei?” le chiesi. “Cosa vuoi da me?”.
Lei rimase in silenzio per un momento, poi scosse la testa e puntò il ditino verso l’alto. Un banco di pesci rossi giganti nuotava in aria. Centinaia, forse migliaia. Ognuno di loro era grande come un pallone da calcio. Le loro squame vibranti dipingevano il cielo di un arancione dorato.
I pesci rossi volanti danzavano sopra di noi, muovendo le loro code traslucide e scintillanti e scansando le sfere d’acqua. Ero abbagliato: erano elegantissimi.
Improvvisamente si schiantarono contro le bolle, facendole scoppiare. L’acqua fredda schizzò ovunque e una luce brillante balenò in lontananza. Mi protessi gli occhi con le mani.
Strizzandoli mi ricordai della bambina e la cercai, ma era scappata via. Avrei dovuto rincorrerla, ma mi sentivo i piedi pesanti.
Prima di svegliarmi sentii di nuovo la voce di mia sorella.
Ren, non dovresti essere qui.
Il primo indizio che Ren recupererà - verso i due terzi del racconto - saranno le fotocopie di una cartella clinica, recapitate a casa in forma anonima, da cui apprende che la sorella, incinta, è stata ricoverata presso un ospedale non distante dalla cittadina. E arriva in aiuto uno sdoppiamento onirico:
Mi trovai di fronte a un altro me, il me fisico, che aveva perduto il suo spirito. L’uomo seduto sul pavimento con in mano le fotocopie aveva gli occhi vuoti.
L’involucro di Ren era sconvolto dal contenuto delle cartelle mediche, eppure restava nel suo stor¬dimento. Leggeva quei fogli più e più volte, senza nemmeno un accenno di espressione sul volto.
Lo scossi. “Devi mostrarle alla polizia”.
Lui mi fissò.
“Chiama la polizia e di’ loro che hai trovato un indizio!” gridai, lui distolse gli occhi e rimase in silenzio. Piegò le ginocchia e vi seppellì la faccia. Accovacciato in quel modo sembrava molto più piccolo. No, non sembrava solo più piccolo: era regredito all’età di otto anni.
Verificherà poi sul posto che la struttura non esiste più, altra strada sbarrata.
Ancora, da una foto tra le cose di Keiko consegnate dalla polizia, scopre che le piaceva il suo collega, e miglior amico attuale, Honda. Quando troverà il coraggio di parlarne insieme saprà che si sono visti molte volte ma - a quanto lui confessa - non stati insieme. C’era però un altro uomo di cui mai la sorella ha detto nulla, e l’amico si dichiara del tutto innocente per quanto è successo.
Tra una rivelazione e l’altra la soluzione è più indiziaria che concreta, ma quadrerà con tutto quanto filtrato dalle scarse fonti.
Il sofferto cammino guiderà Ren alla piena fase adulta, allargando il percorso adolescenziale e attenuando l’enorme pena provata alla partenza di Keiko.
Nelle tante giravolte del narrato, sospese a metà tra ricordi, visioni personali, psicologie altrui complesse di difficile approccio reciproco, è facile soccombere per soggetti meno coraggiosi o incapaci di ergersi sopra gli eventi per avvicinarsi a un futuro più soddisfacente.
Gli spiragli giungono tardi ma sono validi a definire l’impianto indotto da tutto l’insieme di circostanze:
“Basta!” gridai. “Non osi parlare del mio rapporto con mia sorella”. Feci un respiro profondo per calmarmi. “Lei non sa niente di noi”.
Chinò di nuovo la testa.
Ci fu un lungo silenzio prima che io dicessi finalmente: “Me ne vado”.
“Aspetti un momento”. Anche lui si alzò. “Posso scusarmi con lei a nome di mia moglie?”.
“No. Può scusarsi solo per se stesso”.
Si mise in ginocchio e si inchinò. “Mi dispiace. Mi dispiace tanto per quello che ho fatto, per quello che è successo a Keiko, e per aver causato un tale dolore alla sua famiglia”.
Serrai la mascella. Non potevo perdonare quell'uomo. Anche se fosse stato veramente dispiaciuto, a cosa sarebbe servito adesso? I morti sarebbero rimasti morti. Semmai era dispiaciuto per se stesso: sperava in un'assoluzione. Non l'avrebbe ottenuta da me.
“Sta parlando con la persona sbagliata” dissi. “Dovrebbe scusarsi con le donne che ha ferito, non con me. Ma se quello che ha detto è vero, entrambe se ne sono andate ormai”.
...se si riesce a diventare padroni del proprio passato, la vita a venire finirà di sicuro col mutare in qualcosa inattesamente più gratificante... E, a proposito di Seven Stars:
Scossi la testa. “Che le è successo?”.
“Qualche giorno fa ha comunicato che lascia la scuola. Ero nell’ufficio del preside quando è entrata e ho sentito la conversazione. Vuole provare a fare la modella. Mi ha sorpreso un po’. Voglio dire, è una strada difficile”.
“Ma le si addice, non credi?” dissi, sorridendo.
Lui annuì. “È bello essere giovani, tutto sembra possibile. Quando si invecchia ci si dimentica com’era sognare. Prima di rendertene conto, un giorno ti svegli e ti guardi allo specchio, chiedendoti chi sia l’uomo di mezza età che hai davanti”.
Risi. “Dai, non può essere così male”.
“Comunque, come hai detto tu, lei potrebbe farcela” confermò. “Ha un certo fascino”.
“Ed è abbastanza testarda da non mollare”.
Uno stormo di uccelli neri si alzò in volo, stridendo forte. Attraversando le nuvole si librarono nel vasto cielo.
“Sai che uccelli sono?” chiesi.
“Un tipo di cuculo” rispose Honda. “In Australia li chiamano ‘rainbirds’, uccelli della pioggia. Si pensa che cantino prima delle tempeste, ha a che fare con il loro modello di migrazione”.
Quindi quelli erano uccelli della pioggia.
“Non importa quanto lontano si spingano, torneranno sempre a casa” continuò Honda quando arrivò un altro stormo. /i>
Scrive il risvolto di copertina:
Un thriller onirico dalla scrittura lieve e cristallina, capace di scavare nelle emozioni più recondite e di raccontare la nostalgia: una storia di crescita, di lutto e di amore ambientata in un Giappone che incanta, sospeso tra una modernità abbacinante e un’arcana tradizione millenaria.
L’opera si chiarisce come una personale elaborazione del lutto che, oltre l’indagine, è viaggio nostalgico di Ren alla scoperta di sé, cioè di quelle che sono state le illusioni di gioventù, vissute al momento in piena fiducia ma le cui trame si svelano, quasi sempre frantumandosi, al crescere degli anni e al procedere faticoso lungo le strade della vita...
Luigi Alviggi
Clarissa GOENAWAN: Rainbirds
traduzione di Viola Di Grado
Carbonio, 2021 - pp. 306 -. € 16,50