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Recensioni
Bomba Atomica di Roberto Mercadini
di Luigi Alviggi
L’Autore possiede l’arte di narrare la Storia con decisa cadenza romanzesca. Riesce a cogliere con precisione il lato soprannaturale - del tutto inconscio: un tocco divino forse? - che mette in moto i compiti eccezionali destinati ai grandi uomini.

Questi soggetti, posseduti da forze trascendenti, sono spinti a risultati sovrumani che nemmeno loro sarebbero stati in grado di prevedere. La sua prosa - piana, scorrevole, molto avvincente - sa attrarre meglio di un thriller, anche se ciascuno di noi conosce trama ed esiti dell’intera vicenda.

Va anche detto della sapienza di accostamenti imprevisti tra narrato e Storia reale, improvvisi, stimolanti, anche se il collegamento al contesto può non essere subito chiaro. Si parla di fatti storici, molti di questi scientifici, derive psicosociologiche, eventi a margine, parti di provenienza varia ma tutte volte a meglio spiegare il concreto percorso prefisso, ben saldo in mente.
Sono piccole pietre gettate lungo il cammino, utili a rendere la costruzione finale più affascinante e poliedrica.

Riporta sul “superman” Enrico Fermi (Roma, 1901 – 1954), protagonista del libro, l’opinione di Emilio Segrè, fisico anch’egli e suo prolungato collaboratore:

Sembrava un rullo compressore che avanzasse schiacciando ogni cosa al suo passaggio. Astemio, con l’abitudine di andare a letto presto, praticamente impermeabile al vizio.

Altro punto nodale del libro è l’accostamento del percorso di vita di due giganti contrapposti nei singoli sviluppi: Enrico Fermi e Adolf Hitler. Non si conosceranno mai, eppure la Storia li metterà a capo di due immani scelte antitetiche per il genere umano: l’irrinunciabile libertà di vita e di pensiero dell’uomo e il peggior agente del Male che la storia dell’umanità abbia mai conosciuto.

Ricordiamo che la seconda guerra mondiale (1939 – 1945) provocò tra i 60 e i 70 milioni di morti: una grande nazione scomparve dalla faccia della terra per il diabolico sogno di un perverso psicotico… In una cronaca romanzata è inutile chiedersi della rispondenza perfetta tra narrazione e realtà storiche.

Osservando con acume che queste ultime mai possono essere assolute - per le connesse ricostruzioni sempre parziali e per il tanto sempre taciuto da chi vi è coinvolto! - è d’obbligo notare anche che, se non specchiate, le vicende integrative riportate si agganciano bene all’insieme, benché rielaborate dallo scrittore nel modo a lui più congeniale, non di rado superiore in congruenza con quanto effettivamente tramandato.

Ci sono - bisogna dirlo - pagine tecniche molto specifiche (utili a leggersi per tutti) ma, anche se non comprese appieno, ciò non sminuisce affatto il valore globale della ricostruzione.

Mercadini insiste a percorrere passo dopo passo lo sviluppo mentale, prima che tecnologico, del progresso conoscitivo che porta alla disintegrazione degli atomi (dell’uranio nel caso), compiuto dall’intuizione e dal lavoro di molti geniali fisici. Questo processo è in grado di liberare istantaneamente quantità enormi di energia esplosiva, caratteristica primaria di questo tipo di bomba.

E, parimenti, il libro segue l’escalation sociale - con Fermi in testa, premio Nobel per la Fisica nel ’38 - per convincere prima i vertici militari USA e infine lo stesso Presidente F. D. Roosevelt a finanziare in tempi immediati gli studi e gli esperimenti per lo sviluppo effettivo del progetto Manhattan, per il momento presente soltanto (e lacunoso) nella mente degli scienziati coinvolti.

Albert Einstein, vivente dal ’33 negli USA perché ebreo, convinto dagli amici fisici ungheresi Szilàrd, Teller e Wigner, scriverà una lettera drammatica al Presidente il 2 agosto del ’39 in cui, tra l’altro, dice:

Nel corso degli ultimi quattro mesi è probabile che sia divenuto possibile realizzare una reazione nucleare a catena in una grande massa di uranio. Adesso appare alquanto certo che questo può essere ottenuto nell’immediato futuro. Questo nuovo fenomeno condurrebbe alla costruzione di bombe, ed è immaginabile - sebbene molto meno certo – che bombe estremamente potenti di un nuovo tipo possano perciò essere costruite. Una singola bomba di questo tipo, trasportata da una imbarcazione e fatta esplodere in un porto, potrebbe distruggere molto agevolmente l’intero porto insieme a una parte del territorio circostante.

Sarà recapitata a Roosevelt l’11 ottobre successivo dall’economista Alexander Sachs, scelto perché cittadino USA e uomo dotato di straordinaria capacità di persuasione. Riuscirà a convincerlo al finanziamento che presto diverrà gigantesco. Gli sviluppi saranno complessi e fenomenali.

Primo problema sarà l’ottenimento dell’uranio “arricchito” - cioè in elevata percentuale nel minerale di base utilizzato -, l’unico in grado di scatenare l’inizio della “reazione a catena” (termine coniato dal fisico Szilàrd), cioè del moltiplicarsi degli atomi coinvolti nella scissione.

Il primo reattore nucleare funzionante testato da Fermi darà il la allo sviluppo finale del progetto. Nel ’41 arriverà per il Manhattan “una valanga di denaro e una legione di nuovi collaboratori”: gli USA credono nel programma.

Robert Oppenheimer (New York, 1904 – 1967), figlio di un ebreo tedesco, abilissimo nell’armonizzare tra loro i tanti scienziati impiegati nel progetto, ciascuno di per sé fuori dal comune e dunque soggetto difficile, ne diverrà il direttore scientifico nel ’42. Direttore “politico” sarà il colonnello Leslie Groves, pragmatico ed efficientissimo.

Sua l’idea di raccogliere tutte i tecnici interessati dalle diverse sedi nella sperduta cittadina di Los Alamos nel New Mexico: il segretissimo “sito Y”, la città dei “frammenti brillanti” come disse il fisico Rabi riferendosi però a Oppenheimer. Sarà un “pollaio” molto fertile, ricchissimo di premi Nobel che realizzeranno quanto, a tutta prima, sembrava un sogno impossibile da concretizzare…

Roberto Mercadini (Cesena, 1978), narratore e poeta, è il vincitore del Torneo Letterario 2021 svoltosi sul settimanale Robinson. Questo libro merita di essere letto per la varietà dei collegamenti, espressione di un intreccio multiforme tra verità storiche e finezze creative, ed è straordinario per la singolarità di dettagli riportati, strettamente legati agli eventi esposti, e per la completezza di informazioni legate alla complessa storia di sviluppo dello strumento di guerra più potente fin’allora creato.

L’attenzione narrativa viene centrata anche sulle idee, personali e collettive, che sono dietro la sequenza decisionale che condurrà alle tragedie di Hiroshima (con la “Little Boy”) e Nagasaki (con la “Fat Man”) di inizio agosto ’45: 250.00 circa le vittime immediate delle esplosioni. Le idee nella mente dell’uomo mai si formano complete di botto. Esse vanno soggette a una lunga serie di meditazioni e modifiche per convincere innanzitutto se stessi e poi passare al passo più difficile, convincere gli altri coinvolti, facendoli aderire alla visione personale. Un processo lungo e arduo ma sempre interessante a conoscersi...

Si parla nel testo anche dell’esplosione di “the Gadget (l’Aggeggio)”, il prototipo della bomba ormai finito che avverrà il 16.07.45 alle 5.30 del mattino nello sperduto deserto di “Jornada del Muerto”, non molto distante dal Sito Y, e così descritta nella fase iniziale:

In principio si ritrovano tutti in fondo a un oceano di luce. Poi la luce si ritira di colpo, come se fosse stata risucchiata dalla bomba. Resta un’immensa bolla incandescente, un sole conficcato per metà nella terra. Una stella viva, animale, co¬perta di pustole ed efelidi.
Poi l’astro si deforma, frana, si gonfia. Ora è un vulcano di fuoco che erutta se stesso, vomitando nubi incandescenti che s’allargano, a ondate, e gli crollano sui fianchi. Muta pelle: è viola, azzurro, rosa, giallo, si spegne. Ora è un’immensa nube cupa e curva, brulicante di bubboni. Sale lenta, più lenta, come nuotando nell’atmosfera, e allunga la sua coda di fumo, sempre più scura man mano che cresce. Come se appassisse.


L’incredibile della Storia... (e la sfortuna dell’umanità...) si dettero appuntamento nel gennaio 1919 a Monaco di Baviera, alle prime sedute dalla fondazione del Partito dei Lavoratori Tedeschi (ben presto diverrà il Partito Nazista, del quale assumerà la guida nel ‘21): il caporale Hitler viene designato dall’esercito - lo afferma lui stesso nel “Mein Kampf”(1925) - quale osservatore (!?) a queste riunioni! Commenta l’Autore:

Dunque, l’esercito invia il futuro Führer a una riunione del futuro partito nazista. È come inviare Che Guevara a Cuba per accertarsi che non scoppino rivoluzioni.

L’Autore cita più volte nel testo Ludwig Wittgenstein (Vienna, 1889 – 1951), filosofo e logico di eccelso valore, che in relazione al fantastico insieme di ingegni straordinari realizzato, afferma:

Il genio non ha più luce rispetto ad un altro uomo ma concentra questa luce, tramite una lente di un qualche tipo, su un punto focale.

L’Autore parla anche di dettagli del testamento personale di Hitler, qualche giorno prima del suicidio del 30 aprile ‘45. E precisa un particolare centrato su Eva Braun:

Eva sta per firmare l’atto. Ha già scritto: “Eva B...”, ma si ferma e cancella la B con un tratto di penna. Ora è di¬ventata la signora Hitler.
La sposa è vestita con un elegante abito di seta nero. Nero invece che bianco: Eva si sposa a lutto. E ha già deciso di uccidersi, domani, insieme al suo Adolf. Hitler sta sposando la sua vedova. Lei sta sposando il suo vedovo. La loro è una promessa di amore eterno fra due suicidi.


Roosevelt, che morirà nell’aprile ’45, pochi mesi prima del successo pratico dell’immane corsa per la creazione dell’ordigno, scriverà a Oppenheimer nel luglio del ’43 riconoscendone il valore personale e, sugli altri scienziati, aggiunge:

Io sono sicuro che possiamo contare sulle loro fatiche generose e altruiste. Qualsiasi cosa il nemico stia pianificando, la scienza americana sarà all’altezza della sfida.

Questa lettera tempererà il lento ma inesorabile tracollo dell’uomo, in origine simpatizzante del partito comunista americano, forse distrutto dai troppi rimorsi per il compito condotto a termine. Nelle decine di migliaia di individui coinvolti, il maggior merito del successo del Manhattan va riconosciuto ai tanti fisici ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania e coinvolti nella ricerca. Possiamo quindi ben affermare con l’Autore:

Come dire che Hitler, intendendo colpire gli ebrei, ha condannato gli ariani alla sconfitta.”!!!

Lo sguardo del Mercadini si allunga anche al periodo successivo allo scoppio delle bombe e all’atteggiamento del divino Hirohito, il 124° imperatore del Giappone. Nelle centinaia di migliaia di disgrazie ne sceglie due emblematiche di questo dopo: due superstiti di Hiroshima.

Terufumi è un medico, scampato alla catastrofe della bomba per il risveglio precoce da un sogno. Perderà un polmone, poi inizierà a curare gli innumerevoli feriti sopravvissuti per lunghi giorni incessante quasi senza dormire né riposare. Diventerà un formidabile benefattore sociale creando centri di cura propri e prodigandosi sino all’inverosimile contro le sofferenze dei concittadini.

“La città e i suoi ricordi non lo angosciano più.”

La seconda è la ventenne Toshiko, impiegata: resta sepolta sotto le macerie dell’ufficio distrutto dall’esplosione. Subirà la rottura di una gamba, affrontando una lunga e difficile guarigione, e rimarrà storpia per sempre. La sua famiglia si è dissolta nella nube esplosiva. Anch’essa si prodigherà senza pace per gli altri finendo col divenire suora, e poi superiora di un locale ordine monastico francese. Anziana, scoprirà la rara capacità di sapere:

“...accompagnare i malati nel momento della morte. (...) Anche lei, dopo la distruzione, ha trovato un nuovo modo di fiorire.”

Concludiamo con le citazioni finali.
Da Wittgenstein:

“Come nella vita siamo circondati dalla morte, nella salute dell’intelletto siamo circondati dalla follia.”

Da un proverbio giapponese:

“La medicina è l’arte della compassione.”

Dell’Autore:

“A leggere queste storie, abbiamo l’impressione che ci sia dentro di noi qualcosa di misterioso; minuscolo ma infinitamente tenace. Qualcosa che si ostina a mantenersi vivo, pur circondato dalla morte, che si ostina a mantenersi assennato, pur circondato dalla follia. Qualcosa che risplende nel silenzio mentre infuriano le tenebre. Più lo si prende a martellate, più si compatta e si rafforza, fino a raggiungere durezze transadamantine.”

Luigi Alviggi
Roberto MERCADINI: Bomba atomica
Rizzoli, 2021 - pp. 240 – € 12,00
15/1/2022
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