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Recensioni
Il Richiamo della Foresta, di Chris Sanders
di Giovanna D'Arbitrio
Il Richiamo della Foresta (The Call of the Wild), di Chris Sanders, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Jack London, narra la toccante storia del cane Buck. In California verso la fine dell’800, il grosso cane Buck vive nella fattoria di un giudice. Rapito per essere venduto come cane da slitta per i cercatori d'oro del Klondike, Buck si ritrova in Alaska, rinchiuso in gabbia e addestrato con violente bastonate. Acquistato da un francese che con la sua compagna consegna la posta negli avamposti dei cercatori d'oro, è costretto a far parte di una muta di cani da slitta e in poco tempo, coraggioso e forte, ne diventa il capo.

Purtroppo il postino (Omar Sy) perde il lavoro per l’arrivo del telegrafo e Buck viene acquistato da un malvagio cercatore d’oro. Salvato da John Thornton (Harrison Ford) che ha intrapreso un viaggio dopo la morte del figlio, Buck trova in lui finalmente un amico e lo segue nel suo ardito percorso verso terre selvagge. Qui sentirà sempre più forte Il richiamo della foresta e si unirà a un branco di lupi, senza però dimenticare l'affetto per il suo anziano padrone.

In questo nuovo adattamento dell'omonimo romanzo di Jack London, il cane Buck diventa un simbolo di bontà, solidarietà, amicizia e coraggio. Il film è stato prodotto dalla Twentieth Century Fox, da poco acquisita dalla Disney che probabilmente avrà suggerito di attenuare i toni più crudi della storia nella sceneggiatura di Michael Green e nella regia di Chris Sander: le violenze subite da Buck in base alla “legge della zanna e del bastone” sono solo accennate rispetto al romanzo e John Thornton non è presentato come un cercatore d’oro, ma un solitario idealista infelice per la morte del figlio che a contatto con la natura, confortato dall’affetto di Buck, ritrova un po’ di serenità.  In effetti, rispetto al libro vengono attenuati gli aspetti più aggressivi per dar maggiore spazio a buoni sentimenti, coraggio e amicizia. 

Il film nella prima parte è più aderente alla trama del libro, ma differisce da esso in alcuni punti della seconda parte: Buck, dopo essere stato al servizio di tre cercatori d'oro litigiosi e incapaci, sta per essere ucciso, ma viene salvato dal cercatore d'oro John Thornton che diventa il suo nuovo padrone. Il coraggioso cane lo salva più volte da situazioni pericolose e infine gli fa vincere una grossa somma in una scommessa, tirando da solo una slitta con un carico di mille libbre. 

La vincita permette a Thornton di recarsi a est, in cerca di una miniera abbandonata ai margini di una foresta. Qui Buck comincia a sentire il richiamo della foresta vi si addentra e incontra altri lupi. Quando ritorna all'accampamento scopre che Thornton e compagni sono stati uccisi dagli indiani Yeehats. Buck li vendica, scagliandosi contro gli Yeehats, ma poi il richiamo della foresta si fa dentro di lui sempre più irresistibile e Buck decide di vivere nella foresta insieme a un branco di lupi di cui diventerà il capo.

Il richiamo della foresta è il primo romanzo di Jack London (1876-1916), scritto quando egli abbandonò gli studi intrapresi all'Università della California e partì per il Klondike per partecipare alla "corsa all'oro". Rimase nel Klondike almeno un anno e aveva portato con sé due libri: “L'origine delle specie di Darwin” e il “Paradiso perduto” di Milton.

Secondo Ada Prospero Marchesini, nel suo primo romanzo London “rivela la propria fede nell'evoluzionismo biologico e nell'onnipotenza dell'ambiente, ma nonostante la tesi, il libro è tutto vivo: vivo è Buck, vivi son gli altri cani, con i loro eroismi, le loro ferocie, le loro ambizioni. Non meraviglia che nell'America del suo tempo il libro avesse grande fortuna, richiamando gli uomini industrializzati e meccanicizzati all'acre profumo selvaggio dell'istinto, alla verità primordiale della natura e della vita”.

23/2/2020
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