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Recensioni
Tutti i Totti del mondo
di Adriano Cisternino
Non esistono più i calciatori-bandiera... Una frase che – ahinoi – si sente sempre più spesso. Francesco Totti l'ultimo esemplare, il “pupone”, estremo rappresentante di una razza in via di estinzione, troppo spesso soffocata sull'altare del dio denaro.

Tutti i Totti del Mondo” è il titolo dell'ultimo libro (numero 18) di Franco Esposito, uscito da pochi giorni per Absolutely Free (pagg.379, euro 18).

Sono 128, ad oggi, quelli che l'autore definisce “monogami calcistici” in questa sorta di censimento dei fedelissimi ad una sola bandiera per almeno 15 stagioni e poi basta col calcio giocato. Campioni innanzitutto di fedeltà, esemplari sempre più rari, raccolti in un giro del mondo attento e scrupoloso.

Una ricerca maniacale, implacabile, come tutti i temi sviluppati da Franco, il quale non esclude qualche dimenticanza, tuttavia abbastanza improbabile, conoscendo lo scrupolo e il rigore dell'autore, capace di scavare nei più profondi meandri dello scibile sull'argomento.

Totti è un po' l'ispiratore del libro, il più vicino a noi nel tempo, giallorosso della Roma fino all'ultima partita, un esempio pressoché inarrivabile per quantità e qualità del suo curriculum finale.

Ma il calcio italiano ha offerto prima di lui innumerevoli esempi di immacolata fedeltà alla bandiera, da Paolo Maldini a Gianpiero Boniperti, da Franco Baresi a Giacinto Facchetti, fino - risalendo negli anni - a Gianpiero Combi, classe 1902, portiere bianconero e della nazionale di Vittorio Pozzo campione del mondo.

Fuori dalla lista Totonno Juliano, azzurro del Napoli, indimenticato capitano, cresciuto nelle giovanili, che dopo 16 anni in azzurro volle chiudere a Bologna, non per soldi ma per “una questione di principio”. Tornò al Napoli da dirigente, due volte, e portò in azzurro prima Krol e poi Maradona.

Il ruolo dei portieri è uno dei più, se non il più rappresentato nella lista dei 128 fedelissimi alla bandiera. Mitica la figura di Lev Jascin, “il ragno nero”, pallone d'oro (unico nel suo ruolo) nel 1963, l'ipnotizzatore degli attaccanti, 22 anni alla Dinamo Mosca, 326 partite.

Bocciato ad una prima prova, si diede nell'hockey su ghiaccio prima di riappropriarsi dei pali sul prato: aveva imparato a parare in fabbrica, a 14 anni, bloccando i bulloni che gli altri operai gli lanciavano. La sua fedeltà alla maglia resistette anche ad un assegno in bianco di Santiago Bernabeu, il ricco e potente presidente del Real Madrid. Stroncato a 60 anni da un cancro allo stomaco, Mosca lo ricorda con tre statue in bronzo ad altezza d'uomo in tre diversi punti della città.

Portieri erano anche Vijaceslav Malafeev, 322 presenze nello Zenit San Pietroburgo, e Lars Hogh, classe '59, 23 anni all'Odense, 817 partite fino a 41 anni, e Frantisek Planicka, 16 anni allo Slavia Praga, che fece soffrire l'Italia nella finale mondiale del 1934 a Roma.

Eroi fedelissimi, anche semisconosciuti o dimenticati, come Eduard Streltson, il Pelè russo, 7 anni alla Torpedo, poi spedito subdolamente in Siberia a lavorare in miniera dal regime di Stalin dopo il rifiuto al passaggio al CSKA o alla Dinamo.

Eroi mai sentiti dalle nostre parti, come Majed Abdullah, classe '58, di Gedda, Arabia Saudita, 240 partite e 236 gol al servizio dell'Al-Nassr .

Tanti calciatori che hanno fatto storia con la loro provata fedeltà ad una sola maglia e basta per almeno 15 anni. Ma anche tante storie particolari, suggestive, condite di cifre, curiosità, aneddoti, pescati dall'autore attraverso insospettabili fonti e percorsi informativi. Storie di un calcio forse ormai irrecuperabile, di cui si comincia a sentire un po' la mancanza.

22/10/2019
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