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Sanità
Un polo interdisciplinare per il piede diabetico
di Alessandra Giordano
Grazie alla creazione del polo interdisciplinare per il piede diabetico il rischio di amputazione dell’arto si è ridotto del 50%. Mettere insieme diabetologi e chirurghi vascolari, creando un pool di esperti che possano lavorare in sinergia.

Questo è ciò che si è affermato durante la prima giornata di lavori del 2°Congresso Internazionale of Mediterrean Federation for Advancing Vascular Surgery (Me.F.A.V.S.) dal titolo “Le alte tecnologie per la Salute: una sfida da affrontare in rete”.

Ma di tanto altro si è discusso nel corso del Forum internazionale in questi giorni a Gli Dei di Pozzuoli grazie all’incontro voluto dal prof. Giancarlo Bracale, presidente MeFAVS.

Nomi prestigiosi della chirurgia internazionale – quali Hoballah del Libano, Hussein del Cairo Egitto, Sraieb di Tunisi , Bouayed di Algeri, Chiche di Parigi, Saratzis di Salonicco, Ben Saleem di Groningen, Andrea Stella di Bologna, Guido Bajardi di Palermo, Gossetti, Taurino, Mangialardi, Spartera, Di Marzo di Roma, Umberto Marcello Bracale di Napoli si sono succeduti durante interessanti e serrate tavole rotonde.

Questo congresso ha fatto il punto su quelle che sono le possibilità attuali nella cura del piede diabetico – ha detto il prof. Andrea Stella - ma il tempo è il punto fondamentale: una diagnosi repentina di ulcera fatta da un team di esperti può talvolta salvare l’arto nel 50% dei casi”.

Dalle piccole lesioni trofiche si può passare velocemente ad una diagnosi di piede diabetico: da qui all’amputazione più o meno severa il passo è breve perché l’infezione non concede alternative.

La patologia vascolare in questi ultimi anni ha visto un miglioramento delle tecniche chirurgiche e dei materiali – ha sottolineato il prof. Carlo Pratesi presidente della Società Italiana di Chirurgia Vascolare – soprattutto l’utilizzo di una sala ibrida cioè di vascolare e endovascolare ha permesso di avere dei risultati notevoli”.

L’arteriopatia diabetica – ha detto ancora Pratesi - è sempre stato un argomento di non facile inquadramento vista la polidistrettualità della malattia: per avere un quadro clinico ben preciso e capire i distretti da trattare occorre un approccio ibrido e una chirurgia aperta laddove esista l’indicazione”.

Giovani chirurghi e specializzandi hanno poi avuto la possibilità di “operare” su manichini durante la sessione dedicata all’Hands on Training e anche con simulatori endovascolari.

Provando, sotto la guida dei docenti, a portare a termine difficili procedure sia carotidee che aorto iliache, femorali e poplitee. Non sono mancate le micro incisioni sclerosanti tutte condotte con guanti, scialitiche, ferri chirurgici e fili di sutura, laser e radiofrequenza.

Presso ogni tavolo un tutor o un professore di chirurgia vascolare insegnava ai giovani allievi come tenere il portaghi o il bisturi, come fare un’incisione o asportare un embolo. Anche gli ecodoppler erano simulati su arterie e vene in cui scorreva il flusso visibile su un computer...

Un grande evento, dunque, reso possibile dalla collaborazione e con il patrocinio di Regione Campania (il cui dipartimento Healths Innovation è responsabile Maddalena Illario), Università Federico II, Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, Asl Napoli 2 Nord, Associazione Italiana Ingegneri Clinici, Società di Patologia e Chirurgia Vascolare Latino Mediterranea, Mediterrean Federation for Advancing Vascular Surgery, Eip on Aha reference site, Società Italiana di Health Technology e APEF, i professori Emeriti.

Un progetto lungimirante quello del professor Giancarlo Bracale che prosegue in collaborazione con l’Università Federico II, l’Azienda Ospedaliera Universitaria della Federico II di Napoli e la Regione Campania la quale recepisce le direttive e i regolamenti della Comunità Europea e mira ad inserire Me.F.A.V.S. nella rete del Progetto Mattone Internazionale Salute a sua volta collegato al ciclo Horizon 2020 per l’accesso ai fondi della Comunità Europea gestiti dalla Governance Regionale.

21/6/2019
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