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Calcio
Mertens, i gol che cantano
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 05.11.2018)
Gli manca un gol di tacco e poi avrà esaurito tutte le prodezze da falso nueve e da nueve-nueve, colibrì dell’attacco azzurro, scoiattolo dell’area di rigore, furbetto dei sedici metri, cannoniere agile, freccia fiamminga. Poiché è nato a Lovanio, città della birra Artois, ha ovviamente molta birra in corpo. Corre, frena, riparte, sterza, curva e fa gol.

Dries Mertens, nove doppiette (più quattro in Europa), cinque triplette e la quaterna al Torino, è il cannoniere inesauribile del Napoli-spettacolo. Con nove reti è anche il principe azzurro dei gol nelle partite di mezzogiorno.

Sguscia, scatta, si allarga, si accentra, sbuca, si imbuca. Ha superato i più celebri goleador del Napoli, prima Savoldi (77 gol), poi Higuain (91), Careca (95), Altafini (97). E ora punta ai 102 gol di Vojak e ai 104 di Cavani. Lassù c’è Hamsik con 120 reti, davanti a Maradona (115) e a Sallustro (108).

LA STAFFETTA
– Quattro centimetri più alto di Diego, un centimetro più basso di Messi, Mertens è il nano-gigante del Napoli (1,69) dai tempi di Benitez a oggi. Fra campionato e coppe, 98 gol (75 in campionato, 5 in Coppa Italia, 18 in Europa). Condannato in principio alla staffetta con Insigne, ha guadagnato il centro dell’attacco con l’invenzione di Sarri dopo l’infortunio di Milik, lo smarrimento di Pavoletti e l’evanescenza di Gabbiadini.
In altalena con Ancelotti, campo, panchina, campo, sbuffa e protesta con garbo, reclama la centralità del suo ruolo.
Infila l’ultima tripletta all’Empoli, l’altra sera, facendo il giro del campo a passo di samba, perché ha superato Careca, 98 gol a 95, e ora pretende la maglia da titolare in questo Napoli di Ancelotti che ha cancellato i titolarissimi ed è una giostra di entrate, uscite, sostituzioni e rivalutazioni, c’è spazio per tutti, avanti un altro.

CENTRAVANTI – L’Empoli gli porta bene. Perché fu proprio contro la squadra toscana che Dries venne promosso centravanti e fu 2-0 al San Paolo segnando il gol d’apertura sul cross di Callejon. Era la sera del 26 ottobre 2016, quasi le dieci di una notte stellata.
Higuain era volato via su un treno per Torino che tornò indietro con 90 milioni. Dries aveva fatto prove di centravanti, al primo anno in maglia azzurra, sostituendo il Pipita contro Milan e Lazio.
I suoi gol cantano. Carezzano la rete come i gorgheggi di Sergio Bruni, s’infilano perentoriamente in porta come gli acuti di Nunzio Gallo, sono gol scugnizzi col caschetto come le allegre canzoni di Nino D’Angelo “il ragazzo della curva B”.

CINQUE PERLE – Gli esteti scelgono cinque perle del suo repertorio di gol d’autore. Quella lunga stella filante a Roma contro la Lazio: fiondandosi in area, Dries usciva vittorioso dall’impatto con Strakosha, la palla filava fuori dai sedici metri a sinistra, perduta dal portiere, la rincorreva e, senza guardare la porta, che era vuota, la girava di destro a occhi chiusi e di spalle al bersaglio, volava il pallone adagiandosi nella rete incustodita.
Ma è stata fantastica anche la prodezza balistica da destra contro il Torino nella porta di Hart, un lungo pallonetto nell’angolo opposto alto dopo avere evitato Rossettini.
E c’è il gol urologico all’Olimpico contro la Roma nel 2-1 del marzo 2017 (una delle sue doppiette): dopo avere sbloccato il match con uno scavetto contro Szczesny, Dries andò verso la bandierina del corner, alzò una gamba e mimò la pisciatina di un cane, un gol dedicato a Juliette, la sua cagnetta.
Molti scelgono il gran gol di Marassi contro il Genoa tutto in corsa, su un lungo lancio di 40 metri, pallone addomesticato di destro e bordata di sinistro.

DONN’ANNA – Ballano i fantasmi a Palazzo Donn’Anna, “il bigio palazzo che si erge sul mare”, costruzione in tufo accarezzata dalle onde di Posillipo e dimora storica di Anna Carafa, ricca nobildonna, dei suoi amanti, di feste e festini e notti di lussuria, sollecitando ancora la presenza di figure evanescenti di innamorati traditi.
Ballano i fantasmi ad ogni gol di Mertens che a Palazzo Donn’Anna abita con Kat Kerkhofs, la moglie bionda e vulcanica, e la cagnetta Juliette, terrazzo sul mare, ospiti belgi e asado nelle notti di luna.
Mertens, tra i suoi gol, ne preferisce altri. Il gol alla Fiorentina facendo un tunnel a Rodriguez, passando la palla no-look ad Hamsik, tiro dello slovacco, respinta del portiere, Dries in agguato insacca. E il gol “pesante” di Bergamo perché fu l’1-0 decisivo. Poi concede che la rete-fantasia alla Lazio è da oscar, ma non migliore della simile prodezza di Maradona.

IL RABDOMANTE – E così aveva ragione Etienne De Wispelaere, rabdomante belga di futuri campioni, quando lo vide giocare per la prima volta e in quindici minuti l’uomo disse: “Ho visto già tutto. Ho visto la futura scarpa d’oro del Belgio”.
Era il 2003, Dries aveva sedici anni, snobbato dall’Anderlecht e affidato alle giovanili del Gent. A 24 anni passò in Olanda al Psv Eindhoven che lo pagò 13 milioni di euro all’Utrecht.
Fin quando De Laurentiis e Benitez incontrarono a Londra il suo procuratore, Soren Lerby, e combinarono il passaggio al Napoli per 9 milioni e 480mila euro nell’estate del 2013.
Un affare. Oggi Mertens è valutato 50 milioni. Nel corso della stagione 2016-17 lo voleva il West Ham offrendo 30 milioni.

BERSAGLI PREFERITI – Ha rifilato sinora 9 gol al Bologna, 8 al Cagliari, 6 al Torino, 5 alla Fiorentina e all’Empoli, 4 alla Roma e alla Sampdoria, le più bersagliate fra le ventiquattro squadre italiane alle quali ha fatto gol.
Gli mancano, fra le venti di questo campionato, Spal, Frosinone e Chievo che ha incontrato rare volte.
Due volte ha messo a segno una tripletta contro il Bologna, una al Cagliari, una all’Empoli, una al Benevento. Al Torino ha appioppato quattro gol aiutandosi con un calcio di rigore.
Ha segnato al Parco dei Principi il gol del raddoppio azzurro. Promette di ripetersi al ritorno con i francesi martedì sera al San Paolo. Avrà di fronte Buffon e non Areola. Non farà differenza.
Il colibrì vola felice. Nelle 14 partite di quest’anno, solo quattro le ha giocate intere; sette volte è subentrato a Insigne, Hamsik, Verdi, Allan, Fabian Ruiz e Milik; tre volte è uscito lasciando il campo a Milik.
Speedy Mertens, chi lo ferma più?

5/11/2018
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