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Cultura
Classica in jazz: da Salerno l'ultima proposta
di Adriano Cisternino
Musica colta in jazz. Sempre più numerosi gli apostoli di questa tendenza. Con grande scandalo di qualche purista. Ma la storia continua e sempre più frequenti sono le incursioni del jazz nella classica.

In tempi moderni ci provò già negli anni Sessanta, e con successo, il pianista francese Jacques Loussier che col suo trio pubblicò una fortunata serie su Bach intitolata, con un gioco di parole, "Playbach".

L'ultima testimonianza arriva da Salerno, che è l'anagramma di Orleans e quindi il jazz ce l'ha incorporato. L'idea è di Sandro Deidda, sassofonista e pluristrumentista salernitano, che la proporrà in prima assoluta giovedì 15 marzo al Moro di Cava de' Tirreni in anteprima di un tour che toccherà varie città italiane.

Da questa commistione di "classica in jazz" scaturisce il nome del gruppo: si chiama "Jem", in inglese "marmellata", ma - in tema di jazz - inevitabile il richiamo alla jam session.

Ne fanno parte, oltre a Deidda (direzione, sax e clarinetto), Stjepko Gut (tromba e filicorno), Simone Loffredo (sax alto e baritono), Lorenzo Guastaferro (vibrafono e perciussioni), Umberto Elia (pianoforte e tastiere), Francesco Galatro (contrabbasso) e Ivano Petti (batteria).

Tutti salernitani, tranne Gut, "special guest", serbo di Belgrado. Tromba di statura internazionale, unico europeo della "All Stars Big Band" di Lionel Hampton negli anni '80, ha scelto da tempo di vivere in Siciiia, a Gela.

"Sugar rum Cherry", la Danza della fata Confetto da "Lo schiaccianoci" di Tchaikovsky (con un arrangiamento di Duke Ellington), apre la serie che contiene fra l'altro l'Adagio di Albinoni, "Humoresque" di Dvorak e il "Notturno op.9 n.2" di Chopin.

Insomma, ce n'è abbastanza sia per ampliare ulteriormente il raggio di diffusione della musica colta con linguaggio e gusto jazzistico.
13/3/2018
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