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Recensioni
Quella vela che bagna sempre Napoli
di Mimmo Carratelli (da: il Mattino del 16.12.2017)
Il mare, il vento, le vele, una città, Napoli, e una storia affascinante.

Fra tangoni e rande, fiocchi e verricelli si sono cimentati a raccontarla Carlo Franco, che ha nella costante curiosità di conoscere, indagare, sapere, e nella rapidità di scrittura le armi del grande cronista, e Paolo Rastrelli che nella sua tana al Molosiglio vive la sua vita di naufrago felice tra migliaia di libri, riviste e giornali di vela del Centro studi tradizioni nautiche.

Il libro che hanno scritto, “Quando Napoli andava a vela”, edito da Tullio Pironti (197 pagine, 15 euro) in elegante veste tipografica, suggerisce un sentimento di nostalgia per una storia che è stata magnifica ed esaltante e sembra essersi spenta.

Il libro si legge come un romanzo, la scrupolosa puntualità storica di Rastrelli vivacizzata dallo stile giornalistico di Carlo Franco.

Legano le vicende della vela a Napoli personaggi irripetibili, una generazione di timonieri, prodieri, marinai appartenuti a un tempo preciso, a un mondo che non è più lo stesso.

E così il golfo azzurro, che l’immenso ammiraglio Straulino definì “lo stadio del vento”, fra onde, scirocco, grecale e refoli di tramontana che “mettono a dura prova l’abilità degli equipaggi, la qualità delle vele e l’affidabilità delle barche”, è proprio il mare che non bagna Napoli, ricordando Anna Maria Ortese, cioè un tesoro e una risorsa che sono là, di tutti e di nessuno.

Il romanzo velico di Franco e Rastrelli riporta alla memoria eventi, regate, opportunità, le Olimpiadi del 1960 nel golfo, l’epoca felice delle Star, “una passione travolgente” a Napoli, gli anni d’oro del Dragone, l’elegante sfida dei Tempest, la velocità del Soling, “un purosangue da corsa sui mari”, le suggestive “classi olimpiche” dai Finn ai Flying Dutchman, ma il libro è soprattutto una storia di uomini, in testa Tino Straulino, il leggendario timoniere di Lussinpiccolo che amava il mare di Napoli “perché solo qui è possibile navigare di notte per allenare tutti i sensi alla navigazione aiutandosi col profilo del Vesuvio e i lampi di fuoco dell’Italsider”, Straulino che disse: “Avrei voluto essere Ulisse, ma la mia navigazione s’è fermata a Napoli che sento mia come Lussinpiccolo, il ventre materno”.

E poi i nostri eroi del golfo che ci hanno raccontato la vela sulle banchine del Borgo Marinai, da Carlo Rolandi, oggi splendido novantenne, a Pippo Dalla Vecchia, il più straordinario affabulatore di vele, timoni, onde e cucina di bordo, ai fantastici gemelli dell’Ontario Roberto Mottola e “Picchio” Milone, e Nino Cosentino, Antonio Ciciliano, Vittorio Postiglione, l’ulisside posillipino che sposò uno dei suoi marinai, Clara Tagliaferro, fino a Francesco De Angelis di San Pasquale a Chiaia, timoniere di “Luna Rossa” in Coppa America e altri ancora che il libro cita e racconta.

Appassionate e ricche di aneddoti le annotazioni sui semplici marinai, i veri maestri della vela di un tempo, ricordati con i loro popolarissimi soprannomi, Piscione, Savacchione, Cerasiello, Bicchiere il capostipite dei De Lella con le lenti spesse come fondi di bicchiere.

Ma il libro è anche uno spaccato di “quella” Napoli che andava a vela, i circoli, le serate mondane, le goliardate, i protagonisti dai night al timone, malandrini e latin lover.

Una bella storia, un bel libro.
17/12/2017
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