Contatta napoli.com con skype

Approfondimenti
Conoscete il Topinambur?
di Paola La Nave
L’Helianthus tuberosus, più noto come Topinambur (nome derivato probabilmente da quello di una tribù del Brasile), fa parte della grande famiglia delle Asteracee o Composite.

Al genere Helianthus appartengono numerose piante che, come dice il nome derivato dal greco helios (sole) e anthos (fiore), tendono a volgere il capolino sempre verso il sole.

Il nome della specie, tuberosus, indica che si tratta di una pianta perenne e la sua sopravvivenza è affidata ad un tubero; invece un suo parente stretto e molto più conosciuto, il girasole, è una pianta annuale, come indica il suo nome scientifico, Helianthus annuus.

Il Topinambur possiede una caratteristica particolare quanto importante: riesce a crescere anche in ambienti altamente inquinati, dai quali, oltre alle sostanze nutritive indispensabili per la crescita, assorbe anche quelle tossiche, compiendo così una bonifica del terreno.

Sembra sia stato un esploratore francese, Samuel de Champlain, a “scoprire” il Topinambur, durante l’esplorazione delle terre intorno a Cape Cod (poco più a Sud di Boston, nel Massachussetts, Stati Uniti); egli restò affascinato dal gusto del tubero offertogli da alcuni indigeni e subito lo associò al sapore del carciofo e lo portò con sé in patria.

Così il tubero conquistò l’Europa, dove incontrò inizialmente un grande favore presso il popolo, viste le pochissime cure richieste per produrlo e la velocità di crescita; venne però soppiantato ben presto da un altro tubero che si stava diffondendo velocemente in Europa: la patata, ancora più semplice da coltivare, che segnò il rapido declino “con infamia” del Topinambur, accusato da una leggenda, diffusa tra il popolo, di provocare la lebbra a chi lo consumasse.

Così il tubero divenne un alimento dimenticato e temuto dalla gente, che vi ricorreva solo in caso di estrema necessità.

Riscoperto in tempi di carestia, venne venduto a prezzi esorbitanti, giungendo anche sulle mense dei più ricchi.

A fasi alterne l’intera pianta è stata adoperata come foraggio per gli animali, mentre i soli tuberi sono stati utilizzati come alimento per maiali, bovini e conigli; inoltre, secondo alcuni autori, durante le guerre, le sue foglie sarebbero state anche usate come succedaneo del tabacco.

Quando, nel 1772, l’Europa fu colpita da una terribile carestia, il Topinambur ritornò alla ribalta, sparendo poi per riapparire, quasi due secoli dopo, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Oggi questo tubero è entrato nelle nostre cucine dalla porta principale; è molto di moda e facilissimo da reperire, complici anche le sue ottime qualità: contiene infatti molti sali minerali e vitamina C e possiede anche un basso contenuto calorico.

È inoltre molto ricco di vitamina H, che combatte inappetenza e stanchezza, e di un particolare tipo di fruttosio, l’inulina (da non confondere con l’insulina…), più facilmente assimilabile dall’organismo rispetto ad altri tipi di zuccheri.

I modi di preparare il Topinambur sono tanti, come ad esempio bollirli, cucinarli al forno o stufarli, sempre aggiungendo un po’ di succo di limone per evitare che scuriscano. Si possono anche servire crudi o alla Julienne, accompagnati da una salsa all’aceto.
15/5/2017
RICERCA ARTICOLI