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Approfondimenti
Napoletanità e napoletaneria
di Franco Polichetti
Che cosa è la napoletanità?
Traggo dal vocabolario della Lingua Italiana della Treccani il seguente significato: “l’insieme delle tradizioni, degli usi, delle qualità e degli atteggiamenti spirituali che costituiscono il patrimonio storico della città di Napoli e dei Napoletani” e aggiungo di mio: fantasia, passione, intelligenza, cultura, amore per le proprie tradizioni.

Purtroppo al contrario viene frequentemente adoperato il termine napoletaneria che ho trovato registrato dallo Zingarelli ma non da altri autorevoli vocabolari della lingua italiana con questo significato: “costume proprio di napoletano”.

Eppure in questo secondo termine oggi viene incluso tutto quanto di inibente possa incontrarsi in una rappresentazione negativa di Napoli e dei napoletani, oleograficamente presentati come soggetti caratterizzati da banalità, volgarità, sciatteria ed esaltazione dell’ignoranza.

Insomma con napoletaneria s’intende tutto ciò che di peggio e di negativo vi è nella storia e nella società napoletana.

I due termini, dicotomici, confusi da chi non conosce Napoli ed i Napoletani ma più spesso volutamente e maliziosamente adoperati, sintetizzano con i loro opposti significati, le correnti di pensiero che attualmente impegnano il dibattito su Napoli diventato monocorde e stucchevole.

Dedico questo notturno al merito dei pochi o tanti napoletani ed alla loro città, come un doveroso riconoscimento a chi non si è arreso nel difendere Napoli e la napoletanità, pur sapendo di essere destinato alla sconfitta.

A tutti coloro che non hanno intrapresa la comoda strada percorsa dai corifei di ogni estrazione e di ogni tempo, a fini non certamente nobili e costruttivi della napoletanità, ai tanti eroi sconosciuti ed invisibili alla cronaca ed alla storia, a tutti coloro che cercano disperatamente, ogni giorno, di salvare i luoghi dell'arte e della storia, di preservare memoria e tradizioni secolari.

Napoli per la sua posizione nel cuore del mediterraneo è stata fin dall’alba della storia, crocevia di traffici e commerci, ma soprattutto culla di civiltà e di culture diverse.

Il carattere dei napoletani si è forgiato in questo crogiuolo di esperienza millenaria, di accoglienza delle diversità e nella disposizione umana e spirituale all’ospitalità.

Il carattere dei napoletani deriva appunto dal contatto di variegati popoli che hanno scelto di soggiornare all’ombra del Vesuvio. La parlata vivace e simpatica, la mimica festosa, il gesticolare incessante, il modo brioso di divertirsi, il grande calore umano sono pregi e non difetti.

Irridere a questi comportamenti ed all’apparente agitarsi di questo popolo, ultimo baluardo forse in grado di opporre alle sirene della globalizzazione, le meravigliose sirene del suo golfo incantevole, significa non avere inteso l’essenza della napoletanità.

È triste e fa rabbia constatare che da parte dei mass media si tende ad ingigantire unicamente i difetti e le storture di questa sfortunata città, e non faccio fatica ad ammettere, che rappresentano una mortificante realtà, ma bisogna riconoscere che si trascura con troppa faciltà di parlare del suo patrimonio culturale, della laboriosità della maggioranza della sua gente, si trascura di elogiare la fantasia e la genialità tanto diffusa e la filosofia di vita del napoletano.

Tutte qualità che rappresentano un patrimonio consistente da difendere e da valorizzare.

Nessuna civiltà può vivere a lungo se non ha dei valori ben radicati, e Napoli è l'esempio di una civiltà nata circa tremila anni fa.

I valori di Napoli consistono nel dimostrare la superiorità di un modello basato sul piacere di vivere, sul culto della famiglia, sul riconoscimento dell’amicizia, sulla strenua difesa di abitudini e tradizioni millenarie contro schemi apparentemente vincenti, basati sul tecnicismo esasperato, sulla catena di montaggio, sul disinteresse verso il prossimo, sull’egoismo più spietato.

Negli ultimi decenni la letteratura, il teatro, il cinema, il giornalismo si sono molto interessati a Napoli ma solo per metterne in luce, senza pietà, i difetti il che - parliamoci francamente - facevano “molta cassetta”.

Possiamo citare la Pelle di Malaparte, la Napoli Milionaria di De Filippo, il Mare non bagna Napoli di A. Ortese, fino al best seller Gomorra di Saviano.

Analisi minuziose ma parziali mentre voci tese ad esaltare le qualità positive di Napoli e dei napoletani se ne sono sentite ben poche e molto fioche.

24/5/2016
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