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Perché serve un nuovo patto per la città
di Vittorio Del Tufo (da: il Mattino del 23.05.2015)
Dopo le ore del lutto per la follia omicida di Miano, oggi per Napoli è un giorno di festa.

Con l'apertura della stazione Municipio della metropolitana, i napoletani e i cittadini dell’hinterland vedono finalmente concretizzarsi un’opera attesa da quindici anni, un miracolo di ingegneria e di architettura che è stato giustamente definito il più ambizioso intervento realizzato negli ultimi tre decenni.

Forse un tassello in più per spingere la narrazione della città oltre gli stereotipi del passato e declinare in forma visibile, concreta, quel sogno di modernità che troppo a lungo è rimasto inespresso.

Merito di quelli che ci hanno creduto e di quelli che non hanno remato contro, merito dei lavoratori e delle aziende costruttrici; merito soprattutto dei cittadini che hanno atteso con pazienza che venisse restituita loro una delle piazze più belle e sventrate, certamente la più importante sul fronte dei collegamenti e della mobilità cittadina.

Un'opera titanica di cui oggi ciascuno può prendersi, legittimamente, la sua parte di merito senza, però, intestarsi medaglie e senza dimenticare i ritardi, le incrostazioni politiche e burocratiche, le varianti di progetto e gli innumerevoli stop and go che hanno pesato, e tuttora pesano sull’avanzamento del cronoprogramma, tanto che per rintracciare il primo contratto di progettazione e costruzione della Linea 1 bisogna risalire al lontano 1976, un’era geologica fa, mentre per la chiusura del cerchio (con le tratte Garibaldi - Centro direzionale - Aeroporto - Piscinola) bisognerà attendere, se tutto va bene, il prossimo decennio.

Forse anche per questo, mentre prende forma uno snodo così importante per la vita quotidiana di centinaia di migliaia di napoletani - per i cittadini la stazione entrerà in funzione dal 2 giugno - bisognerebbe mettere da parte le polemiche e convergere verso l’obiettivo comune di far marciare i progetti.

Soprattutto quelli in sonno da troppo tempo. Per farlo occorre che governo e istituzioni locali abbiano la lungimiranza di guardare oltre il proprio naso, di superare il reciproco deficit di fiducia e di stipulare un nuovo Patto per Napoli. Ma Comune e governo, al di là del protocollo istituzionale, continuano a guardarsi con diffidenza.

Ieri il premier Renzi, intervistato dal direttore del Mattino, ha espresso l’auspicio che finalmente si superi il muro contro muro: «Decida De Magistris se fare la guerra al governo per ragioni di visibilità. O fare la guerra all’immobilismo insieme al governo».

Al di là delle ragioni di dissenso più o meno legittime nei confronti di Palazzo Chigi, e del clima politico reso incandescente dall’imminenza del voto regionale, va detto che finora la strategia dell’arroccamento, scelta dal sindaco e alimentata da dosi tutt’altro che modiche di demagogia e populismo, non è servita all’amministrazione arancione a far avanzare di un solo passo i progetti per la città.

Che infatti restano al palo, a cominciare da Bagnoli, dove ancora non v’è traccia del commissario più volte annunciato dal governo («Aspettiamo l’elezione del presidente della Regione e poi si parte», ha annunciato Renzi al Mattino), passando per altri due asset di fondamentale importanza quali il Porto e Napoli Est.

Proprio per questo vorremmo che la festa per l’inaugurazione di una delle stazioni-museo più belle del mondo, firmata Siza e Souto de Moura, servisse a riannodare i fili di un dialogo di cui la città ha un grande bisogno. E di cui continuerà ad avere bisogno anche dopo il voto per la Regione.

Basti pensare, per restare al metrò, ai finanziamenti da sbloccare per completare i lavori e non fermare i cantieri. Il sindaco De Magistris, che ha certamente a cuore le sorti della città non meno di quelle della sua carriera politica, sa bene che l’unica strada percorribile è quella del dialogo con Roma.

Continuare ad arroccarsi nella mitologia dell’uno contro tutti non porterà alcun beneficio né a lui né alla città.
23/5/2015
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