Contatta napoli.com con skype

Rugby
Rugby: 9 maggio 1965
di Adriano Cisternino
9 maggio 1965. Sono passati 50 anni da quando è stata scritta una pagina d'oro ancorché semidimenticata dello sport napoletano: lo scudetto della Partenope-rugby.

Giusto cogliere al volo la ricorrenza dunque per rievocare quella pagina gloriosa e soprattutto per ricordare come nacque e si sviluppò quel fenomeno straordinario che mezzo secolo fa passò come una meteora nel panorama storico dello sport cittadino.

C'è stato un tempo in cui gli istituti scolastici superiori, a Napoli, sono stati percorsi da una specie di virus. Nei licei cittadini si diffuse la passione per il rugby.

Erano gli anni '50 e gli studenti furono talmente presi dalla passione per la palla ovale che fu organizzato persino il campionato studentesco di rugby.

L'iniziativa partì da un appassionato dirigente di questa disciplina, Camillo Pasolini che, in collaborazione col Provveditorato agli Studi, mobilitò gli studenti dell'intera città, diffondendo quel seme che germogliò presto dando frutti forse insperati.

Napoli, città di mare, da sempre in eccellenza per gli sport dell'acqua (pallanuoto, vela, canottaggio...), Napoli città dalla grande passione per il calcio dai tempi di Sallustro, Voiak e “Pippone” Innocenti, s'innamorò dunque di questa disciplina che nel dopoguerra ebbe, tra gli altri, due grandi profeti venuti da lontano: Paolo Rosi, romano, poi diventato celebre voce Rai dell'atletica leggera e del pugilato (oltrechè del rugby, naturalmente), e Italo Scodavolpe, un gigante, mitica seconda linea della Ginnastica Triestina e della Nazionale, capitato a Napoli per ragioni di lavoro (era impiegato alla SME, progenitrice dell'Enel).

Scodavolpe (che con la Partenope si cimentò con buoni risultati anche nel getto del peso) è stato una figura fondamentale per il rugby napoletano non solo da giocatore, ma soprattutto da tecnico ed educatore di generazioni di giovani: sette scudetti giovanili (la celebre “Coppa Cicogna”) consegnarono alla città decine e decine di rugbisti che alimentarono il movimento e che avrebbero dato linfa inevitabilmente alla Partenope degli scudetti e non solo.

Attraverso i campionati studenteschi dunque, le giovani generazioni di quel tempo si invaghirono di questa nobile disciplina nata (tanto per cambiare) in Inghilterra e, grazie anche alla tenacia di dirigenti molto appassionati ma piuttosto squattrinati, sbarcarono rapidamente nei campionati nazionali.

Quei ragazzi, una volta raggiunta l'università, fecero presto a formare una squadra sotto la bandiera del Cus Napoli, finchè furono accolti (stagione 1952-53) sotto l'ampio mantello della Partenope, la polisportiva nata appena l'anno prima per la passione di Marcello Rodinò ed Amedeo Salerno che le ha dedicato quasi l’intera sua vita, che proprio in quegli anni richiamava la gioventù cittadina con un ampio ventaglio di discipline.

Il rugby però era trattato un po' da Cenerentola dei vari sport, anche perchè sostenere una squadra formata da ben quindici elementi, sia pure dilettanti nel senso più olimpico del termine, era un impegno economico abbastanza pesante.

Ma, proprio come Cenerentola, la sezione rugby della Partenope fece presto ad imporsi all'attenzione cittadina grazie alla passione ed alla preparazione di quegli studenti, molti dei quali nel frattempo si erano già tuffati nella vita sotto forma di professionisti nei vari campi della società civile.

E fu così che la Napoli che aveva già assaporato il gusto dello scudetto con la pallanuoto, in attesa di quello del calcio, scoprì la gioia dello scudetto della palla ovale, che le regalò anche il bis l'anno dopo. Per quello del calcio avrebbe dovuto attendere ancora una ventina d'anni…

*****

Lo scudetto napoletano della palla ovale, dunque, nacque nei licei cittadini e trovò la giusta incubatrice nella passione e nella competenza di pochi quanto bravi dirigenti che seppero svezzarli e crescerli tecnicamente e moralmente fino a farne atleti in grado di competere e battere gli squadroni del nord tirando anche verso il sud un lembo della preziosa striscia che rappresenta l'albo d'oro degli scudetti di questo sport, fino a bagnarlo nel mare di Napoli e lasciarvi attaccato per sempre un po' di sapore salmastro.

Sette vittorie consecutive: così cominciò la stagione 1964-65 per la Partenope guidata da Elio Fusco, mediano di mischia ma soprattutto geniale tecnico innovatore e inventore di strategie di gioco vincenti.

Il quindici napoletano perse la prima volta a Rovigo, ottava giornata, sul campo (un pantano) dei campioni d'Italia.

Poi, una cavalcata trionfale che si concluse al Collana: 9 maggio 1965, Partenope-Ignis Roma 14-3, davanti a circa diecimila spettatori.

“Mai vista tanta gente a Napoli per una partita di rugby” racconta Marcello Martone, 91 anni il 24 aprile, splendidamente portati, estremo di quella squadra, detto anche “piedino d'oro” per l'infallibilità dei suoi calci che gli hanno fruttato oltre mille punti in carriera, più dei gol di Pelè .

“Eppure – sottolinea Martone – si pagava un prezzo per entrare. Ma alla fine molti entrarono senza biglietto perchè non si prevedeva tanta gente e non erano stati stampati biglietti a sufficienza. La gente, intanto, voleva entrare, e allora all'ultimo momento si decise di aprire i cancelli”.

“Nudi alla meta” titolava qualche giornale il giorno dopo con le foto dei ragazzi a dorso nudo nel trionfale giro di pista mentre lanciavano ai tifosi le loro magliette sudate, preziosi cimeli della storica impresa.

Quel 9 maggio 1965, Napoli entrava nell'albo d'oro della palla ovale. Per la prima volta nella storia lo scudetto del rugby scendeva a sud di Roma che lo aveva vinto l'ultima volta nel '49. Poi era stato sempre appannaggio del quadrilatero Parma-Rovigo-Treviso-Padova.

*****


Ma non furono tutte rose e fiori. E qui occorre fare un passo indietro per aprire una parentesi su una vicenda non secondaria, perché rese quello scudetto ancora più straordinario ed incredibile se non addirittura pittoresco.

A metà girone di ritorno la Partenope rimase imbrigliata in una paralizzante crisi economica.

“La Partenope prima in classifica rischia di dover dire addio al campionato per mancanza di soldi”. La notizia fece il giro d'Italia e dei giornali, naturalmente, conquistando titoloni dapperttutto, con grande imbarazzo in casa napoletana: si parlò di vergogna, “o' scuorno”, scattarono appelli, pietose collette, sottoscrizioni.

Una la lanciò il “Roma”, giornale del comandante Lauro, primo sottoscrittore Roberto Fiore, presidente del Napoli calcio, che aprì la lista con 50 mila lire. I giocatori stessi si tassarono, in quel periodo capitan Martone anticipò un bel gruzzolo, mai recuperato.

Messi assieme i soldi per Milano, si partì per la doppia trasferta che naturalmente sul campo fruttò altrettante vittorie biancazzurre.

La “Domenica del Corriere”, settimanale illustrato del Corriere della Sera, dedicò una delle sue celebri copertine a colori disegnate da Walter Molino al dramma della Partenope rugby: atleti per i vicoli di Napoli, una questua per vincere lo scudetto.

Anche la Rai lanciò una sottoscrizione. Domenica 28 marzo Fusco e compagni nel pomeriggio batterono i Diavoli Milano per 10-6: “Andammo a Milano con i soldi dei napoletani – dichiarò poi Franco Ascantini, uno dei protagonisti – la gente si era tassata per pagarci le spese e sentivamo di più la responsabilità di dover vincere”.

La sera l'intera squadra fu ospite di Enzo Tortora alla “Domenica Sportiva” dove capitan Martone ritirò l'assegno di un milione di lire generosamente offerto da un'azienda del nord.

*****

Lo scudetto del rugby quell'anno non fu la sola gioia della Partenope, che a distanza di pochi giorno festeggiò anche la promozione della squadra di basket in serie A.

E non finiva qui: un mese dopo il Napoli calcio guidato da Pesaola festeggiava il ritorno in serie A vincendo l'ultima partita del campionato di B proprio a Parma, una delle culle del rugby: 3-1 per gli azzurri con reti di Canè (2) e Bean. Per il Parma segnava Zurlini che presto sarebbe diventato una colonna della difesa azzurra.

E fu così che la Napoli, che aveva già assaporato il gusto dello scudetto con la pallanuoto, in attesa di quello del calcio scoprì la gioia dello scudetto della palla ovale.

Ma non finì lì: giusto per chiarire, agli altri ed a se stessi, che quello scudetto non era arrivato per caso, ma rappresentava il risultato di un percorso, il frutto di una superiorità concreta e non occasionale, l'anno dopo la Partenope rugby concesse il bis: campionato 1965-66, lo scudetto ovale rimase cucito sulle maglie di Martone e compagni.

*****

Ecco i protagonisti di quella storica doppia impresa: Marcello Martone, Elio Fusco, Eugenio Russo, Giuseppe Trignano, Enrico De Giovanni, Alfredo De Giovanni, Gennaro De Falco, Paolo Grandoni, Gaetano Vellecco, Erasmo Augeri, Vittorio Ambron, Vincenzo Esposito, Claudio Rodà, Michele Carlotto, Giuseppe Cane, Antonio Cecere, Rodolfo Siano, Gennaro Perrino, Alberto Pinto, Philip Lalich, Ugo Silvestri, Franco Ascantini, Franco Grieco, Salvatore Carbone, Raffaele D'Orazio, Vincenzo Trapanese, Sandro Gelormini, Marco Bollesan, Raffaele Raffin, Luciano Boscaino, Sergio Fiorito.

6/5/2015
FOTO GALLERY
RICERCA ARTICOLI