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L'ultima stecca dietro le quinte
di Vittorio Del Tufo (da: il Mattino del 25.03.2015)
No, proprio non vorremmo trovarci nei panni di Rosanna Purchia.

Governare il San Carlo avendo il sindaco contro, come Saturno, rischia di essere un’impresa improba. E la Purchia, riconfermata sovrintendente dal nuovo consiglio di indirizzo del teatro, dovrà mettere in campo nei prossimi mesi tutte le capacità diplomatiche di cui dispone, oltre ovviamente alle doti manageriali.

Si potrà ricucire lo strappo? Appare francamente difficile, a questo punto.

Ella mi fa tremar le vene e i polsi! Così, citando Dante, va ripetendo De Magistris a chiunque gli parli in queste ore della signora Purchia.

Della sovrintendente il sindaco di palco e di governo aveva chiesto pubblicamente la testa, trovandosi però isolato (4 a 1) in seno alla governance chiamata a decidere, dopo la parentesi commissariale, le sorti del Lirico napoletano.

De Magistris non ha torto, in linea di principio, quando afferma di aver subito dal sovrintendente una sberla istituzionale.
È una lettera dai toni durissimi, infatti, quella inviata dalla Purchia ai consiglieri del Lirico: vi si accusa il sindaco di «giocare su più tavoli irresponsabilmente».

Avrebbe fatto bene a risparmarsele, la Purchia, queste parole.

Il fatto è che, nella vicenda San Carlo, i protagonisti hanno deciso di giocare sin dall’inizio con le munizioni pesanti.
Vale la pena ricordare, però, che il primo ad accendere la miccia, nei mesi scorsi, è stato lo stesso De Magistris, il quale ha scelto di indossare l’emetto e trasformare il palcoscenico del teatro in una trincea, mettendosi di traverso rispetto al piano industriale previsto dalla legge Valore Cultura e rischiando di far perdere al Lirico i quattrini (poi per fortuna arrivati) indispensabili per il risanamento.

Oggi il sindaco rivendica l’intangibilità del proprio ruolo istituzionale: ha ragione, ci mancherebbe altro, non si governa il San Carlo - ripetiamo - contro il sindaco di Napoli. Però dimentica, De Magistris, che sono in tanti a pensarla come il sovrintendente.
E dimentica che in questa vicenda si è mosso come un elefante in un negozio di cristalleria.

Dichiarando guerra al commissario chiamato a risanare i conti, laddove sarebbe stato tenuto, per il suo ruolo istituzionale, a collaborare con lui.
Flirtando con le frange più corporative e barricadere del sindacato. E promettendo un piano di patrimonializzazione a giudizio degli esperti del tutto vago, perché basato sul conferimento di immobili non fruttiferi.

L’ultima bomba il sindaco l’ha lanciata ieri, affermando che non ratificherà nulla di quanto è stato fatto dal commissario Lignola nell’ultimo anno. E lasciando presagire, in questo modo, un futuro di carta bollata e ricorsi, anche se non ci capisce bene a quale «potere di ratifica» l’ex pm faccia riferimento.

Questa storia avremmo voluto raccontarla diversamente. Avremmo voluto che con la fine della stagione commissariale finissero anche i veleni. Poveri ingenui.

E dal momento che abbiamo il fondato timore che su questa vicenda non solo l’Italia, ma tutto il mondo ci stia guardando (e guardandoci stia storcendo il naso) avremmo voluto che per una volta si mettessero da parte le bandane, i tatticismi e i giochi di potere e si lavorasse, ciascuno per la sua parte, per garantire al San Carlo il futuro che merita.

Cioè scelte artistiche e musicali di qualità assoluta e di prestigio internazionale. Sui dissensi ad oltranza si possono costruire traiettorie politiche più o meno lunghe, ma il San Carlo non può restare in eterno ostaggio della politica.

E invece siamo alla rissa. Con un sindaco di strada che continua a porsi come sindaco di strada salvo poi lamentarsi quando viene trattato, dalle altre istituzioni, come sindaco di strada.

No, non vorremmo essere nei panni della signora Purchia. Governare il San Carlo, date le condizioni, sarà un vero delirio.

Ci permettiamo però di aggiungere che nemmeno governare la città mettendosi quotidianamente di traverso all’universo mondo è una passeggiata.

Non si può amministrare Napoli contro tutto e tutti, pervicacemente concentrati sul proprio ombelico e sul proprio centro di gravità permanente, in uno sforzo ostinato di collocare la città sempre e comunque all’opposizione, magari per ricavarne futuri vantaggi politici.

Comune di Napoli contro Resto del Mondo, tutti i particolari in cronaca. Risse comprese.

È vita, questa?
25/3/2015
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