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Recensioni
Riflessioni sul 1° maggio 2024
di Giovanna D’Arbitrio
L’iconico “Quarto Stato”, un dipinto di Pelizza da Volpedo viene spesso usato per rappresentare le lotte dei lavoratori e molti lo hanno postato sui social o inserito in articoli vari anche ieri 1° maggio 2024, Festa del Lavoro, sebbene in realtà ci sia ben poco da festeggiare, tra guerre e crisi di ogni genere. In effetti imperversano i talk show in tv tra slogan, contese politiche e assurde proposte che poco tengono conto dei reali problemi del Paese, in particolare su lavoro, scuola statale, sanità. Inutilmente abbiamo sperato che qualcosa cambiasse in seguito alla dura esperienza della pandemia e che non si imponessero ulteriori tagli su tutto ciò che è pubblico.

E così i lavoratori continuano a morire per gravi incidenti, i giovani continuano ad emigrare all’estero, gli Istituti comprensivi stanno mettendo a rischio il diritto allo studio, negli ospedali mancano i medici e quant’altro.

Ho scritto molti articoli su tali problemi e per quanto riguarda il lavoro ne ripropongo qui uno che scrissi alcuni anni fa, sempre attuale purtroppo. Eccolo: “Una crisi epocale sta modificando il mondo, facendo vacillare nei paesi europei welfare state, benessere, pace, democrazia e libertà. Così mentre il terrorismo cerca di destabilizzare l’Occidente, devastanti guerre affliggono Africa e Asia portando milioni di profughi sulle nostre sponde e purtroppo, come se non bastasse, tutto ciò porta ad egoistici fenomeni di chiusura verso i paesi meno ricchi dell’EU che rischia di sfasciarsi sotto l’avanzata di razzismi e populismi. Dispiace veramente costatare tutto ciò. Molto doloroso, in particolare per i genitori del Sud, veder partire i propri figli per paesi stranieri con l’amara costatazione che ora anche là si corre il rischio di una diminuzione di opportunità di lavoro, con incremento di precarietà e mobilità.

Un altro fenomeno inquietante è il modo disumano e distaccato in cui avvengono riduzioni di personale con licenziamenti in tronco per delocalizzazioni, fusioni, riduzione del personale e quant’altro. Una volta erano le aziende stesse che provvedevano ad espletare questo triste compito con gli addetti all’ufficio del personale. Oggi invece esse si rivolgono ad agenzie esterne o a “tagliatori di teste” per rendere l’evento più impersonale e freddo. Addirittura in certe aziende può capitare che arrivi ai malcapitati una mail di licenziamento ex abrupto ed essi devono lasciare su due piedi il posto di lavoro, consegnando tablet, chiavi di auto e quant’altro era stato dato loro in dotazione dall’azienda! Insomma i contatti umani vengono immolati oggi sull’altare dell’arido ed egoistico mondo economico-finanziario che pensa solo ai profitti, senza alcun rispetto umano verso “le persone” e senza dare tante spiegazioni.

Dov’è andato a finire il senso di appartenenza nelle aziende che ogni tanto spostano il personale qua e là dove fa più comodo o licenziano in modo indiscriminato? Dove sono i rapporti di amicizia con i colleghi di lavoro? Dove sono i legami con il proprio paese, con le proprie radici, con parenti ed amici? Quante giovani coppie si vedono soltanto durante i weekend ? Quante tra esse riescono ad arrivare al matrimonio? E se ci arrivano quante riescono ad andare avanti, senza divorziare coinvolgendo anche i figli? E sono proprio i più bravi ad andarsene all’estero a volte, soprattutto se vivono qui al Sud e non si avvalgono di un sistema clientelare. Quelli più poveri, se sono onesti, si arrangiano con lavori molto umili, affrontando la concorrenza con gli extracomunitari che si accontentano di salari più bassi oppure, quasi per successione, di padre in figlio, entrano nella criminalità organizzata.

Eppure tanti laureati con la valigia partono con la speranza di ritornare, di acquisire maggiori competenze per poi spenderle qui al Sud, nelle loro regioni, ma il rientro non è facile per molti motivi. In effetti i nostri brillanti e creativi giovani meridionali si distinguono appena mettono i piedi fuori dall’Italia e fanno rapidamente carriera ma, quando cercano di rientrare, i risultati così duramente conquistati spesso non vengono adeguatamente riconosciuti . Ci auguriamo, pertanto, che i politici italiani si occupino del futuro dei giovani, invece di litigare tra loro”.

Il 1° maggio oggi dovrebbe ricordare essenzialmente gli obiettivi sociali ed economici raggiunti dopo lunghe battaglie. Ci sono molti libri che parlano di lavoro, eccone due che sollecitano riflessioni sui problemi attuali, in particolare sui rischi dell’intelligenza artificiale e su possibili soluzioni future in campo lavorativo.

Eccone due:
1)”Intelligenza Artificiale. etica, rischi e opportunità di una tecnologia rivoluzionaria”, di Michele Matteo (Diarkos, 2023), in cui si analizzano aspetti negativi e positivi dell'AI, il suo impatto sulle collettività, sul lavoro e l'ambiente, proponendo soluzioni, come cooperazione internazionale.

2) ”Lavoro 2025. Il futuro dell'occupazione (e della disoccupazione”, di Domenico De Masi (Marsilio, 2018), in cui ci si chiede quali saranno gli effetti del progresso tecnologico sull'occupazione, quale sorte attende i Neet (Not in Education, Employment or Training), i giovani tra i 15 e i 29 anni che non hanno un lavoro e non sono inseriti in un percorso di istruzione o di formazione. “Per progettare qualsiasi futuro, e in particolare quello del lavoro, occorre prevederlo”, afferma l’autore.







4/5/2024
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